Povero Governo Draghi: se prima era febbricitante ora è in terapia intensiva

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in foto Mario Draghi

Già nell’antica Roma era tenuto nella dovuta considerazione il concetto che sostiene essere difficile affermare di conoscere fino in fondo una persona fino a quando, insieme, non si siano consumati almeno sette sacchi di sale. Una vita, quindi, a stretto contatto e spesso tutto quel tempo non è sufficiente, provocando forti delusioni. Accade così che il Premier Draghi ha dovuto lasciare il tavolo di una riunione particolarmente importante della Nato a Madrid perchè a Roma Annibale era fuori la porta. La domanda retorica che poneva con rumorosa ironia di buon mattino un mediatore di bestiame dei dintorni a un collega del villaggio era, in sintesi, che non sarebbe finito il mondo se i personaggi della politica e quanti li attorniano, avessero aspettato la fine di quei lavori, quindi un giorno, prima di mettere in scena siparietti da recita all’oratorio da fischi. Il governo, in queste ultime ore, è entrato in terapia intensiva, essendo già febbricitante, per una serie di motivi che, definire fuori tempo e fuori luogo, non dà l’idea giusta della loro gravità. In premessa può risultare utile soffermare l’attenzione su due “arti” praticate fino alla metà degli anni ’60. La prima era una forma molto rudimentale di servizio di parrucchiere a domicilio, eseguito da una donna che pettinava altre donne e solamente loro, definita Capera. L’altra era il sensale di matrimoni, detto Ficcacchietto, riconoscibile dalle calze rosse, che andava in giro per mercati e masserie per far incontrare ragazze da marito con giovani con le stesse caratteristiche. In comune quelle figure “professionali” avevano la marcata attitudine a adoperarsi per far circolare pettegolezzi. Pertanto, volendo indicare un signore o una signora non proprio discreti, li si qualificava Capera o Ficcacchietto, benché dediti a ogni altra attività. Non era un complimento allora come non lo è oggi, facendo particolare riferimento a quanto sta accadendo in Italia nel mondo politico e zone di pertinenza che lo circondano. Sembrerebbe che proprio da quel limbo o mondo di mezzo che definir si voglia, siano partiti quelli che a Napoli sono definiti inciuci, corrispondenti ai pettegolezzi messi in circolazione da animi non sereni. Nei casi più eclatanti si può parlare di diffamazione vera e propria, la cui origine risale alla notte dei tempi e talvolta è degenerata in congiura. C’è dell’ altro. Se il suo contenuto è particolarmente falsato, il pettegolezzo degenera in calunnia vera e propria che, come dice Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia, è un venticello che comunque riesce a scuotere, in senso negativo, gli animi di chi ne venga a conoscenza. Così la liaison dangeurese di due personaggi fuori del mondo politico come attori, si sono esibiti in veste di detrattori, uno dei due più propriamente di sobillatore. Volendo solo dare una forma di viatico ai vari e variegati apprendisti stregoni nei panni di autonominati e autoreferenti salvatori della patria, lorsignori devono innanzitutto non perdere mai di vista che la politica, ancorchè con vistose eccezioni, è una cosa seria e, come tale, va esercitata in maniera responsabile. Se potrà mai essere definito tale l’operato di personaggi di una certa notorietà che non hanno avuto mai, né avrebbero potuto in qualche modo avere, esperienze di governo, sia interne che esterne, la risposta è categoricamente negativa. Per completare il quadro che si è delineato, come se non fosse abbastanza condannabile il vespaio che avevano sollevato, i presunti autori di quell’opera da quattro soldi, gli stessi hanno abbandonato il teatro dove si sta consumando il loro dannoso contributo alla causa, cioè cercare di ritornare a un tipo di vita normale, seppure al livello minimo. Si aggiunga che c’è chi non aspettava altro per cavalcare la tigre e a quel punto l’attentato alla tenuta del governo risulta più concreta che mai. In tutto ciò si riscontra la mancanza pressochè assoluta di responsabilità delle proprie azioni in chi millanta intenzioni e accampa legittimazioni per proporsi come salvatore della Patria.Tutto ciò rischia di far degenerare irrecuperabilmente quanto è stato realizzato in poco più di un anno, sia dal pubblico che dal privato.Sarebbe imperdonabile e ciò che più preoccupa, è che non è scontato che l’assetto generale del Paese potrà ritornare, se non agli anni del miracolo economico, almeno a qualcosa che lo ricordi.