RAPPORTO SVIMEZ.2 / MASTERPLAN E PATTI PER IL SUD: ECCO COSA SERVE PER STIMOLARE I DRIVERS DELLO SVILUPPO

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Al Mezzogiorno serve una politica industriale degna di questo nome. Vanno bene le misure di contrasto alla povertà, ma le risorse in questo vampo sono insufficienti. Ok al ripristino della decontribuzione totale sui nuovi assunti nel 2017. I Patti per il Sud? Presentano luci e ombre. La posizione di Svimez sulle politiche per il Mezzogiorno, proposta nell’annuale incontro di presentazione del Rapporto Svimez (Tempio di Adriano, giovedì 10 novembre 2016), è al solito chiara e ponderata.

COSA PUO’ FARE L’ITALIA PER IL MERIDIONE

Secondo la SVIMEZ la crisi di competitività del Mezzogiorno e dell’intero Paese va affrontata con una politica attiva di sviluppo basata su alcune direttrici di intervento prioritarie, fortemente interconnesse tra loro.

Serve una nuova politica industriale, non bastano incentivi come il ripristino (solo nel Mezzogiorno) dell’esonero totale del pagamento dei contributi Inps a carico del datore di lavoro per i nuovi assunti, giovani e svantaggiati, a tempo indeterminato. E ancora, per Masterplan e Patti per il Sud servono diverse e ulteriori forme di finanziamento, coordinamento e unitarietà della programmazione e una chiara strategia sovraregionale. Occorre anzitutto orientare le risorse verso interventi per la crescita dimensionale, internazionalizzazione, accesso al credito, ricerca e innovazione, trasferimento tecnologico. Infine incrementare Industria 4.0 declinando territorialmente a favore del Sud gli interventi di incentivazione. E finanziare a tasso zero le imprese meridionali per la nuova Sabatini, rilanciando l’attrattività degli investimenti al Sud attraverso le Zone economiche speciali.

COSA PUO’ DARE IL SUD ALLA CRESCITA ITALIANA

Ma il Sud non ha solo da chiedere, ha anche molto da dare per contribuire a una prospettiva di crescita durevole del nostro Paese. I punti di forza che compongono questa strategia sono la logistica in una prospettiva euromediterranea, le energie rinnovabili e le bio energie, la rigenerazione urbana, l’agroalimentare el’agroindustria con tutti i settori ad essi collegati, l’industria culturale, a partire dalla scommessa di

“Matera 2019”.

Vediamo gli asset del Sud uno per uno.

  1. La logistica- Il Mezzogiorno è nelle condizioni di svolgere un ruolo preminente nel sistema economico delle relazioni euro – mediterranee, da cui passa una notevole quota degli scambi mondiali. Il Sud può contare su un forte asset portuale che ha bisogno di essere rigenerato e rilanciato. Alla competitività in termini di capacità logistiche dei porti del Nord Europa si affianca la forte concorrenza delle nuove strutture del Mediterraneo orientale e del Nord Africa in seguito a un forte potenziamento della dotazione infrastrutturale. Occorre ripensare il sistema della logistica del Mezzogiorno nell’ottica di una visione d’insieme, capace di convogliare le esigenze di tutti i comparti del trasporto marittimo: da quello container a quello crocieristico, allo Short Sea Shipping-autostrade del mare, alle navi multipurpose (Con-Ro), ai poli logistici retroportuali (distripark).

Per rilanciare la logistica al Sud, l’idea proposta dalla SVIMEZ è la realizzazione di Filiere Territoriali Logistiche (FTL): un insieme di infrastrutture e servizi di trasporto e logistica a servizio di un’Area Vasta, con uno sbocco a mare adatto a ospitare porti di transhipment, quali Taranto in Puglia, Gioia Tauro in Calabria e Catania in Sicilia.

  1. Rigenerazione urbana- La rigenerazione urbana può rappresentare un formidabile driver, unendo agli interventi di riqualificazione edilizia un insieme vasto di interventi di natura ambientale, sui sistemi di mobilità e sul funzionamento dei cicli dell’acqua, dell’aria e dei rifiuti in grado di attivare un cambiamento profondo e duraturo, nell’ambito di un rinnovato rapporto tra pubblica amministrazione e comunità locali.

Gli interventi di rigenerazione urbana richiedono un adeguato coordinamento tra programmi di riqualificazione urbana e azioni specifiche di tipo sistemico, quali interventi di incentivo fiscale e contributivo per la nascita e sviluppo di nuove imprese.

  1. Energie rinnovabili e biomasse

La SVIMEZ ha da tempo posto attenzione al tema energetico e alle opportunità offerte dalle energie rinnovabili. In particolare la promozione delle biomasse può contribuire al contenimento delle emissioni nocive e alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

Lo sviluppo della bioeconomia, nella quale i diversi processi produttivi sono alimentati essenzialmente dalle biomasse, è al centro dell’agenda dell’Unione europea; in Italia essa impiega circa 1,5 milioni di occupati, con un valore produttivo nel 2013 pari a 244 miliardi di euro, ovvero il 7,9% del valore complessivo del totale economia.

Il Mezzogiorno possiede, in particolare, un maggior potenziale negli scarti provenienti da colture arboree (ulivo, vite, melo, pero, agrumi, ecc.) e in quelli provenienti dalle produzioni di olio d’oliva, uva da vino, pomodori e gusci di frutta.

  1. L’agricoltura- Il settore agricolo rappresenta uno dei settori economici di maggiore tenuta per il Sud. La dinamica positiva che si è instaurata nel 2015, sembra essere confermata dai primi dati del 2016.

Di particolare interesse è la riflessione sulle nuove istanze espresse dai consumatori moderni relativamente ai prodotti derivanti da agricoltura biologica, quelli certificati con il marchio DOP o IGP,

Tra i nuovi ruoli che possono essere stimolati da una politica volta a valorizzare la multifunzionalità dell’agricoltura, c’è quello della salvaguardia “ambientale” attraverso la conservazione/ricostituzione del paesaggio rurale e della biodiversità e la riconversione verso pratiche agricole più sostenibili.

  1. L’industria culturale- Il settore culturale ricopre nell’ambito dei driver una componente chiave nello sviluppo del Mezzogiorno. A testimoniarlo le performance del settore turistico meridionale, che incoraggiano perseguire questa direttrice di sviluppo: tra il 2014 e 2015 si è registrato un incremento di oltre un milione delle presenze straniere negli esercizi ricettivi del Mezzogiorno.

Nello stesso periodo è aumentata di circa l’8% la spesa dei turisti stranieri nel Mezzogiorno dopo il forte aumento registrato nel 2014. Gli spazi di crescita sono importanti soprattutto nelle regioni meridionali, dove un processo di investimento integrato in cultura e innovazione potrebbe determinare, se si raggiungesse la stessa quota presente nelle regioni del Centro-Nord, una crescita dell’occupazione impiegata di circa 200 mila unità, di cui circa 90 mila laureati. In questa prospettiva, un ruolo di particolare rilievo potrebbe essere rappresentato dalla designazione di Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019, da trasformare già oggi in un’occasione per l’intera economia lucana e per tutto il Mezzogiorno.

Claudio d’Aquino