Coworking: nuove forme di ufficio per nuove forme di lavoro

171

La rivoluzione di internet non solo ha aperto le porte a un nuovo modo di connettersi con il mondo intero, ma ha anche pesantemente influito sulla creazione di un sistema economico e lavorativo mai visto prima: basti pensare solo alle attività delle Borse dei vari stati o alle nuove figure professionali sviluppatesi proprio grazie a internet, come i freelancer, gli influencer, ma anche i telelavoratori.

Se da un lato l’idea di lavorare da qualsiasi posto si voglia (che sia in casa, in un bar o in spiaggia poco importa) possa risultare in molti casi allettante, considerando anche che spesso questo genere di impiego è caratterizzato anche da una estrema flessibilità di orari, spesso e volentieri i lavoratori lamentano il rischio di isolarsi troppo e perdere l’interazione umana in caso di telelavoro da casa. Allo stesso tempo, lavorare in luoghi affollati (tipo bar, parchi e pub) può risultare ugualmente controproducente per via delle numerose distrazioni che possono presentarsi. Allora che fare? Come compensare queste due esigenze?

Il coworking, una necessità più che una moda

Ecco allora che l’idea di coworking inizia a prendere forma: stiamo parlando di un luogo fisico in cui lavorare in tutta tranquillità e in piena autonomia lontano dalle distrazioni domestiche, pur mantenendo vivo il rapporto interpersonale grazie agli altri professionisti che dividono gli stessi spazi.

La nascita di quest’esperienza risale a circa quindici anni fa, quando Brad Neuberg nel 2005 fonda la Hat Factory (situata in un loft di San Francisco, negli Stati Uniti) descrivendola come un luogo fisico condiviso da lavoratori indipendenti e dinamici. Questa nuova formula di ufficio fu un vero e proprio successo, tanto che nel giro di pochissimi anni si diffuse a macchia d’olio in tutto il mondo (nel nostro Paese arrivò nel 2008, con l’esperienza di Cowo, primo tentativo di coworking italiano).

Chi è il coworker?

Abbiamo accennato prima che i principali coworkers sono lavoratori autonomi (imprenditori o liberi professionisti) che operano in molti casi in telelavoro (per cui hanno bisogno solo di un pc, tablet e di una buona connessione internet). La loro necessità è quella di trovare una via di mezzo tra la necessità di trovare uno spazio in cui essere liberi di concentrarsi senza rimanere isolati dal mondo. In più, spesso e volentieri, il coworker non ha un cartellino da timbrare: può iniziare a lavorare alle tre di notte, come a mezzogiorno e può anche non aver sempre bisogno di un ufficio.

Ricapitolando, ecco quali sono i tre punti di forza che attirano un potenziale coworker:

  1. Individuazione di uno spazio fisico in cui potersi concentrare per lavorare in tranquillità;

2. Non si rimane isolati perché, pur lavorando ognuno sulla propria attività, lo spazio è condiviso con altri professionisti;

3. I costi sono molto inferiori e più facilmente accettabili rispetto a quelli di uno spazio professionale dedicato, perché ognuno paga per la quantità di tempo in cui effettivamente sfrutta gli spazi condivisi.

Il coworking in Italia

Abbiamo visto che nel nostro Paese il coworking arriva circa dieci anni fa, sviluppandosi in maniera del tutto originale. Se andiamo ad analizzare l’organizzazione dei vari spazi, possiamo definire l’esistenza di tre versioni di questo fenomeno:

  1. il coworking ibrido: si tratta di uffici tradizionali riadattati per poter condividere gli spazi con altri professionisti (come accadde nel caso della già citata Cowo);

2. il coworking importato: in questo caso ci troviamo davanti a brand internazionali che decidono di aprire delle sedi in Italia seguendo il loro modello di base;

3. il coworking nativo: si tratta di realtà nostrane che decidono di investire in questo settore con organizzazioni del tutto originali.

Se volete trovare un luogo in cui fare coworking a Milano, o nella vostra città, basta fare una veloce ricerca su internet: nei portali che si occupano della locazione di spazi esclusivamente commerciali (tipo MatchOffice) o anche di abitazioni private è sempre più facile trovare svariati annunci al riguardo.

Avete già approfittato delle potenzialità di queste strutture? Come vi siete trovati?