Francia, la cucina italiana candidata Unesco come patrimonio dell’umanità

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Il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, e il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano hanno lanciato la candidatura Unesco della cucina italiana alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

“La cucina italiana non è solo cibo o un semplice ricettario ma un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro”, si legge nel comunicato diramato.

A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, supportata dal Comitato scientifico preseduto dal professor Massimo Montanari e approvata oggi dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, sono tre comunità: l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, la Fondazione Casa Artusi, è la rivista gastronomica La Cucina Italiana, oltre a varie comunità sostenitrici come Slow Food, ALMA (Scuola Internazionale di Cucina Italiana), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e UNPL (Unione nazionale Pro Loco d’Italia).

La candidatura è stata anche l’occasione per affrontare alcuni argomenti che stanno molto a cuore all’attuale compagine di governo, come quella secondo la quale i regolamenti europei attenterebbero all’identità della cultura enogastronomica italiana, a cause delle regole di cui l’Unione Europea si sta dotando per garantire una maggiore sicurezza in ambito alimentare.

“Qualcuno sostiene che questa eccessiva varietà della cucina italiana non convenga più – dice, infatti, il Ministro Lollobrigida -, che bisognerebbe standardizzare i prodotti, standardizzare il modo di cucinare, omologare il sistema dell’offerta, pur di garantire cibo a tutti. Ebbene, noi riteniamo che in futuro bisognerà garantire cibo, ma che questo dovrà rimanere ancorato ai suoi valori di qualità. E sicuramente la tutela dell’Unesco ci consentirà di preservare questo valore”.

Infine, un accenno alla recente approvazione dei decreti che regolamentano in Italia il commercio di farine di grillo che – com’è noto – sono state autorizzate dall’Europa: “non ho nulla contro la libertà di nutrirsi con tutto ciò che è naturale – chiarisce Lollobrigida -. Però, crediamo che le farine di grillo debbano essere segnalate sui prodotti che vedono la loro presenza. I nostri cittadini avranno adesso la possibilità di sapere esattamente i prodotti in cui si trovano e di avere scaffali all’interno dei singoli supermercati dedicati a tutti quei prodotti che contengono queste farine, e poi sceglieranno, credo poco, se dirigersi verso quegli scaffali invece che sui prodotti più tradizionali, più legati alla nostra civiltà e al nostro modello di consumo”.