Il duomo di Casertavecchia: fusione di stili e incontro di culture

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Lasciato il centro di Caserta, il traffico, i negozi e la frenesia del quotidiano, bastano poche curve e lo scenario cambia. Il silenzio avvolge, il panorama si allarga spaziando fino a Napoli e al mare, la strada dolcemente si inerpica sul paesaggio collinare fino a condurre ai piedi del borgo denominato Casertavecchia. Si tratta di un borgo medievale di origine longobarda, in origine chiamato semplicemente Caserta ( Casa Hirta). Tra il XIII e il XIV secolo ebbe il suo massimo splendore, centro difensivo per i normanni e per gli svevi.

 

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La cattedrale, dedicata a San  Michele Arcangelo, il santo guerriero protettore dei longobardi, fu costruita a partire dal 1113 e rappresenta uno splendido esempio di architettura romanica campana, frutto della fusione di stili e culture diverse: lo stile siculo, quello normanno, quello arabo e, infine, quello romanico. Alla fine delSeicento furono effettuati lavori interni che trasformarono l’originario aspetto romanico in quello di una chiesa barocca, solo molto dopo, nel1926, un radicale restauro riportò la chiesa all’originario aspetto romanico.

 

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 La facciata, realizzata in tufo lavico, ha uno schema riconducibile a quello delle basiliche longobarde, caratterizzata da tre ampi portali che presentano sculture zoomorfe e motivi floreali, tipici della produzione artigianale medievale che simboleggiavano la fede in Cristo. Sempre all’esterno colpisce l’attenzione l’elemento architettonico del tiburio, che è una particolarità anche dell’architettura lombarda, che raccoglie al suo interno la cupola proteggendola: esso appare percorso da due ordini di archi intrecciati e ricoperto con tarsie policrome di gusto islamico. Accanto alla facciata svetta il campanile, anch’esso, frutto di stili diversi, arabo-siculi, benedettino, romanico, conferendo all’insieme un aspetto del tutto particolare. E’alto 32 metri e fu ultimato in un secondo momento rispetto alla Chiesa ed esattamente nel 1234, al tempo di Federico II. Presenta un ampio fornice a sesto acuto al di sotto del quale passa la strada principale del borgo.

 

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L’interno della cattedrale, con pianta a croce latina e tre navate, colpisce per la sua bellezza, semplice ed austera come sempre nello stile romanico: le colonne di provenienza classica sono sia lisce che scanalate ed hanno capitelli ionici, corinzi e compositi, frutto di spoglio, provenienti da antichi edifici di età romana. Belli gli archi longitudinali, costruiti mediante l’accostamento di pietra lavica di varie tonalità. Ciò che più di ogni altra cosa attira lo sguardo è certamente il pulpito policromo,realizzato reimpiegando parti dei due amboni medievali risalenti al periodo del vescovo Stabile (inizioXIII secolo). Non si tratta dell’unica opera d’arte ospitata in questa splendida cattedrale: dal crocifisso ligneo del 1500 sull’altare, agli affreschi, le sculture, le sepolture, fino ad arrivare, tra lanavata e il transetto, all’ affresco del Quattrocento di influenza senese che rappresenta la Vergine col Bambino, ogni angolo racconta di culture e mondi lontani che si incontrano nell’arte.

 

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Ad ogni passo la chiesa non smette di stupire e catturare attenzione e raccoglimento, avvolgendo il visitatore in un’atmosfera magica e mistica al tempo stesso, coacervo perfettamente armonico di stili e culture.