La Badia della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni: uno scrigno ricchissimo di storia, scoperte e sorprese

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Poco distante dal centro di Cava de Tirreni, popoloso comune del salernitano, sorge la Badia benedettina della SS. Trinità. Un viale alberato, qualche curva, poi la strada discende e in fondo al rettilineo l’affacciata settecentesca della Badia fa sfoggio di sé. Seguiamo un percorso di visita circolare che parte e termina nella Cattedrale.
 Il fondatore della Badia fu S. Alferio che nel 1011 si ritirò sotto una grande grotta per dedicarsi alla vita eremitica. La sua fama di santità richiamò presso di lui molti discepoli e lo indusse a costruire un piccolo monastero, pur continuando lui ad abitare in un piccolo vano della grotta che si era scelto come cella dove morì nel 1050. Col tempo la Badia si espanse, grazie anche alle ingenti donazioni ricevute da principi e signori della zona che offrirono feudi, beni, privilegi, diritto di patronato su chiese e monasteri, fu così che la Badia svolse nel tempo un ruolo fondamentale nelle vicende sociali civili e religiose di molti centri dislocati nel mezzogiorno dove estendeva il suo dominio diretto.
Ad Alferio successero eccezionali abati riconosciuti in seguito dalla Chiesa santi o beati.
 
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 L’accesso alla Cattedrale, sorta nel 1761,  lascia stupefatti. L’interno, dopo il moderno rivestimento delle pareti e la pavimentazione di marmi policromi, appare luminoso e armonico. Ovunque si volga lo sguardo è luce e magnificenza. In fondo alla navata centrale, alla destra del visitatore colpisce il bellissimo ambone del XII secolo, probabilmente dono del re di Sicilia Ruggiero II, la cui moglie fu sepolta nella badia, sebbene dell’antica sepoltura ornata di mosaici oggi resti solo il sarcofago. Molti degli elementi all’interno della Cattedrale sono del secolo scorso, frutto di rifacimenti moderni, ma non mancano preziose gemme del passato: il coro ligneo settecentesco alle spalle dell’altare o le tele alle pareti di Nicola Rossi, del 1736, rappresentanti l’invenzione e l’esaltazione della S. Croce.
Lasciamo momentaneamente la Cattedrale per spostarci all’interno del complesso monumentale, ricco di storia e arte e continue scoperte. Dopo aver attraversato le cappelle alle spalle della sacrestia ed avere ammirato le preziose sculture di Tino di Camaino, accediamo ad un angolo veramente suggestivo, il chiostro. Incastonato nella roccia, piccolo, raccolto. Un ambiente magico dove il silenzio è rotto solo dallo scorrere dell’acqua della piccola fontana, con vasca longobarda di marmo greco, posta al centro. Un muro romano ben visibile, evidenzia l’esistenza di costruzioni anteriori all’edificazione della badia. Lateralmente le scale conducono alla clausura, l’accesso è naturalmente interdetto, ma basta la visione della scalinata ad evocare suggestioni di pace, di raccoglimento, preghiera. Le sorprese non finiscono è così: poco distante si accede al Capitolo del XIII sec. Esso rappresenta la sala di riunione dei monaci e il centro della vita monastica. Tutt’intorno stalli lignei intarsiati risalenti al 1540, il pavimento, in piastrelle maiolicate del 1700, proviene dal monastero di S. Andrea delle Dame in Napoli. Alle pareti splendidi affreschi seicenteschi rappresentano i fondatori degli ordini religiosi che hanno seguito la regola benedettina.
 
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La Cattedrale, il Chiostro, il Capitolo, già basterebbero a rendere la visita interessantissima, ma le sorprese non finiscono: i sotterranei della basilica rivelano  tutto il loro mistero e fascino. Il luogo era adibito a cimitero di monaci e secolari che, per devozione, chiedevano di essere seppelliti qui. Passaggi , arcate, cunicoli rivelano la storia della basilica: le fondazioni della chiesa di S. Alferio sono ben visibili, ma anche i vani dove avvenivano le sepolture, parti di affreschi di cui di colgono ad occhio nudo le sovrapposizioni succedutesi. Risalendo verso la superficie visitiamo le sale del XIII secolo adibite a museo. In origine la sala era parte di un palazzo adibito a foresteria, fu rinvenuta solo dopo la seconda guerra mondiale. Il museo accoglie pezzi di pregio: dai reperti archeologici di epoca romana ( I e II secolo), agli splendidi dipinti risalenti al XIV e XV secolo, come la Madonna con Bambino attribuita a Lorenzo Monaco.
Lasciamo la parte inferiore della Basilica per far ritorno nella Cattedrale, ormai vuota al termine delle celebrazioni eucaristiche e, per questo, ancor più affascinante. La nostra guida ci conduce presso la cappella che ingloba la grotta di S.Alferio, dove il religioso visse e morì. Sempre nella stessa cappella una teca raccoglie le reliquie di altri santi e l’altare del SS. Sacramenti con l’urna contenente le reliquie di S. Costabile.
Il complesso monumentale ospita anche una biblioteca ricchissima di volumi, frutto del lavoro dei monaci e di tante donazioni ricevute. Essa consta di quattro sale , due destinate all’Archivio e due alla biblioteca. Moltissimi i volumi catalogati, un excursus della vita monastica che dall’Alto Medioevo conduce fino alle soglie del XX secolo. Essa costituisce Monumento Nazionale e, al momento della nostra visita, non era accessibile.
La visita alla Badia della SS. Trinità di Cava de Tirreni è un viaggio nel tempo, la sovrapposizione delle opere, degli stili, degli ambienti così diversi, tutti permeati di misticismo, di raccoglimento, del lavoro del benedettini, costituiscono un insieme variegato ed armonico e rendono una visita piacevole e veramente interessante.