Le adozioni delle capuzzelle di Santa Maria ad Arco crescono nel mondo

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di Piero Antonio Toma

Francesca Amirante è una storica dell’arte che da anni si dà da fare per valorizzare il complesso della Madonna dell’Arco. Ne fa anche  fede questo volume, curato da lei e bene illustrato dalle foto di Luigi Spina. Oltre ai due suoi scritti, alla testimonianza  di Gaetano Manfredi e di Giuseppe D’Acunto, presidente Opera Pio della Misericordia ad Arco,  sono raccolti gli scandagli di dieci studiosi e  tutti i riassunti in inglese. Qui la storia di Napoli fra il 500 e il 600 ci narra di oltre venti Arciconfraternite prodighe di assistenza ai poveri, delle donne che volevano sposarsi senza averne i mezzi,  degli orfani, dei bambini e degli ammalati abbandonati, e dove il culto  e la catechesi si coniugavano  con  l’esercizio di opere di carità. E poi gli Incurabili, l’Albergo dei Poveri e  una miriade  di monasteri. Nel ‘700 si contavano circa 400 chiese, molte di più di Roma. In questo clima nel 1606 un gruppo di gentiluomini diede vita fra decumani e cardini alla Confraternita di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco perché  si occupasse della sepoltura  dei morti (i cimiteri sorgeranno un paio di secoli dopo)  e del culto delle anime del Purgatorio: “la chiesa con la sagrestia, oggi adibita a Museo, l’Oratorio dell’Immacolata, l’Ipogeo con la Terrasanta, la sede dell’Opera Pia sua proprietaria, l’Archivio storico, un Poliambulatorio al servizio del quartiere e alcuni uffici”): da allora vi si sono alternati fedeli che pregano prima perché le anime dei morti transitino in Paradiso e, poi affinché anche  la propria sfuggisse alle fiamme dell’Inferno. A dar man forte a questa fede il Consiglio di Trento del 1563 sancì l’importanza del Purgatorio  e delle messe a suffragio, e a proteggere la sacralità del culto delle anime pezzentelle  (cioè che cercano le preghiere dei fedeli) dai sospetti di superstizione, ecco nel 1969 un decreto del cardinale Ursi. Si deve anche a queste benemerenze  se Napoli si è dotata di numerose opere d’arte. E lungo le molteplici modifiche dettate dalla Controriforma, dalle mode, e perfino dai terremoti e dai ladri, anche questa Opera Pia è diventata una bottega di grandi artisti, come Massimo Stanzione   Andrea Vaccaro, Luca Giordano e tanti altri. Così i benefattori, gli studiosi, le mostre e i concerti, sempre con Francesca Amirante, hanno reso l’Opera Pia un’istituzione sempre “più viva e pulsante”. Ora in tutto il mondo si moltiplicano coloro che adottano le capuzzelle “perchè nel Purgatorio ad Arco la morte non si patisce, ma si accarezza”.

Il Complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco di Napoli, Francesca Amirante (a cura di), pag. 168, Continents Milano, € 28