Mario Draghi protagonista a Washington. E Roma torna caput mundi

180
in foto Mario Draghi e Joe Biden durante l'incontro alla Casa Bianca

La trasferta del Premier Draghi a Washington rappresenta la notizia di richiamo di oggi di buona parte dei mezzi dell’informazione, anche internazionale. Dall’incontro bilaterale dello stesso premier con il presidente Biden, avvenuto martedì alla Casa Bianca quando in Europa era tardo pomeriggio, è venuta fuori un’importante dichiarazione fatta dal padrone di casa come esordio precedente la sua dichiarazione. Più precisamente, che lui stesso e quindi l’America considerano il Bel Paese, per lui il suo premier, l’interlocutore diplomatico che ha fatto accettare a chi non ne era ancora convinto che la EU e la NATO viaggiano a braccetto. Sembrerebbe confermato di conseguenza che l’iter che dovrebbe riportare Roma allo storico ruolo di Caput Mundi stia procedendo spedito, nonostante tutto e tutti, soprattutto Putin che demonizza, oltre l’ Italia, anche il resto d’Europa e i suoi alleati. Al di là di tale considerazione fatta per alleggerire l’argomento, l’importanza del peso riconosciuto da Washington al governo della Città Eterna ha solo ottenuto un’ ulteriore conferma. Dall’impostazione stessa dell’incontro nello Studio Ovale si è avuta netta la sensazione che Biden stesse accogliendo non un qualunque governante ma “il Signor Primo Ministro Italiano”, come lo ha definito più volte nel corso del loro colloquio. Un particolare non trascurabile: Biden nella sua introduzione ha seguito una scaletta scritta, Draghi ha risposto a tono per ciascun argomento senza nemmeno aver preso appunti mentre il suo interlocutore parlava. Ancora una volta il Capo del Governo ha confermato di essere all’altezza del suo compito e di avere buon uso di mondo. Gli argomenti che saranno portati da Draghi innanzi al Congresso mercoledì dovranno essere ben supportati, perché sarà anche in base a tale esposizione che chi siede all’interno del Campidoglio deciderà quanto allargare il cordone della borsa a favore dell’Italia. Si ritorna così allo scopo principale della missione in USA: l’ottenimento da parte dell’ Italia di ulteriori aiuti, non necessariamente solo finanziari. Confermando solo per abbondare che Draghi ufficialmente, negli USA come altrove, parla in nome e per conto di Roma e solo di essa, tutto il resto ha lo stesso valore dell’ insalata cosiddetta di rinforzo nei pranzi napoletani. Quindi è bene cercare di enucleare i punti salienti per il Paese dalle altre, molte, problematiche che saranno affrontate nel corso dei lavori. Le stesse che vedranno impegnata nella definizione operativa la delegazione che sta accompagnando Draghi. Ricapitolando: la produzione industriale italiana, in linea con quella europea, non riesce a decollare e a ritornare all’altezza di volo precedente la pandemia. Nelle stesse condizioni si trovano anche gli altri inquilini della Casa Comune e alcuni paesi non EU. Appena la Covid ha allentato la sua stretta mortale, si erano intravisti presupposti di ripresa diffusi incoraggianti, che avevano aperto i cuori di coloro che si accingevano a procedere a tutto gas per creare nuova ricchezza. Al contrario, allo scoppiare del conflitto in Ùcraina, è venuto meno un altro punto fermo dell’attività produttiva, la disponibilità di energia in genere. In campagna si dice che non si può battezzare un bambino se non è vicino alla fonte; altrettanto succederebbe se chi dovrebbe officiare il rito non avesse acqua da benedire. Passando dalla metafora alla situazione di incaglio attuale, dappertutto scarseggiano sia le materie prime e i semilavorati, sia l’energia che occorre per la loro lavorazione. Inquadrato così lo stato dell’arte, sembrerebbe addirittura che il problema tecnico si sia collocato in un punto morto, preludio quindi di una lunga stagnazione economica da manuale. Tutto ciò che ne potrebbe conseguire sarebbe uno stravolgimento sociale, oltre che economico, diffusi. Ora, perchè le vicende di questo mondo comincino di nuovo a girare per il loro verso, è indispensabile che si arrivi al più presto a un cessate il fuoco. Con rammarico si deve prendere atto che chi ha aperto le ostilità da quell’orecchio non sente. Quindi è necessario che il mondo si organizzi in maniera diversa da quella attuale perchè possa continuare a girare correttamente. Oltre agli idrocarburi provenienti dall’est, sarà necessario cercare a ogni costo di trovare un’alternativa ai cereali, destinati a rimanere stoccati nei depositi costieri ucraini per l’inattività forzata dei porti. Quante siano le probabilità di trovare sani quei prodotti nel momento in cui saranno svincolati, è prudente considerarle scarse. Se si aggiunge la problematica legata agli idrocarburi, la miscela che ne risulta é fortemente esplosiva. Tale purtroppo è lo stato attuale dei problemi. Il nemico più temibile per tutte le parti in causa è il fattore tempo. Ammesso che in Ucraina si riuscirà a raccogliere la produzione di questa annata, comunque il prodotto ottenuto resterà nell’immaginario collettivo nella stessa considerazione in cui fu tenuto quello dell’annata dell’incidente di Chernobyl. Per colmare la misura basterà andare con il pensiero alla fine dell’ estate, tempo di semina. Al momento, a parte proiettili, bombe e altri ordigni di distruzione, in quelle contrade altri tipi di semina non se ne intravedono. Sarà bene quindi trattare i problemi uno alla volta, anche per non lasciarsi prendere dallo sconforto. Discutevano, durante uno dei loro incontri pomeridiani, alcuni dopolavoristi impediti a fare l’ irrinunciabile passeggiata a causa del cattivo tempo, della missione “per il gas” di Draghi negli USA. Erano immersi in un brain storming vero e proprio, Quegli estemporanei pensatori hanno dato segni di essere ben edotti sulla problematica legata all’utilizzo di gas allo stato liquido e hanno perciò espresso più volte episodi di vita vissuta con fornelli e stufe alimentati con quel combustibile. Uno di loro ha invece riferito, con orgoglio malcelato, che la moglie, bidella supplente all’ asilo infantile per un lungo periodo, era convinta che la soluzione era a portata di mano. Completando il suo pensiero a alta voce con l’affermazione che l’accordo si sarebbe potuto strutturare come quello che propongono i produttori di caffè: se il cliente si impegna a comprare le capsule di quel prodotto, il fornitore gli concede gratuitamente la macchinetta per prepararlo. Un vero e proprio comodato d’uso, va da sé a titolo gratuito, potrebbe così salvare capra e cavoli: il o i rigasificatori dati in comodato d’ uso insieme alla fornitura del gas. Del resto, ha aggiunto il marito della collaboratrice scolastica, con l’approdo a breve di buona parte del mondo all’uso delle energie da fonti rinnovabili, quelle attrezzature saranno utilizzate sempre meno. Perchè comprarle, quindi? Nessuno è stato in condizioni di ribadire per cui il resto dei presenti ha cominciato a commentare quella proposta, arricchendola di particolari. Qualcuno di loro, preso dal fuoco sacro scatenato nella sua testa dalle tante birre bevute, ha affermato che era doveroso da parte loro far conoscere a Draghi quell’ipotesi di lavoro. Uno del gruppo che lavora all’interno della stazione Roma Termini, si è offerto di recapitarla a mano al destinatario o a chi lo sostituisce durante la sua assenza e è stato acclamato come un eroe. Si attendono riscontri a stretto giro.