Terremoto Messico, ecco perché il cielo si è illuminato

51

Roma, 8 set. (AdnKronos) – Bagliori verdi e viola, simili a quelli di un temporale o di un’aurora boreale hanno squarciato il cielo plumbeo di Città del Messico, durante il terremoto di magnitudo 8.2, illuminando la città a giorno. Un fenomeno insolito, che si è verificato mentre la terra tremava e che, come spiega all’AdnKronos Angelo De Santis dell’Ingv, è in realtà ben conosciuto dalla comunità scientifica. “Sul tema esiste un catalogo cui contribuì anche Mercalli con informazioni sul sisma di Messina del 1908 – sottolinea De Santis -. Pur non essendo un fenomeno comune, sappiamo che si è verificato anche durante il terremoto a L’Aquila, con bagliori più tenui”.

La causa del fenomeno, conosciuto come ”Earthquake lights’ o ‘luci telluriche’, tuttavia, non è ancora nota agli scienziati: “Nella comunità scientifica c’è grande dibattito sulle cause – spiega l’esperto – anche perché è un fenomeno difficilmente replicabile in laboratorio, per cui ci si basa sulle conoscenze della fisica e dell’elettromagnetismo di base”. Tra le tante teorie prese in considerazione, dice De Santis, ne spiccano due. “La prima – sottolinea – è quella dell’americano Friedmann Freund. A seguito di esperimenti in laboratorio, ha ipotizzato che le luci siano causate da alcune rocce che sottoposte a pressione o dilatazione rilasciano della cariche elettriche”.

Tali cariche, sprigionate dalle rocce, interagiscono con atomi dell’atmosfera (in particolare ossigeno e azoto) dando luogo a colorazioni che vanno dal verde al blu. “Spesso anche le nuvole possono essere interessate dal fenomeno – chiosa De Santis -. Si tratta di luci in qualche modo analoghe a quelle delle aurore boreali, anche se queste ultime si verificano a quote molto più alte”. La seconda teoria invece, è sostenuta dal russo Sergey Pulinets: “Si suppone che ci sia un rilascio di gas, in particolare di gas radon – rimarca De Santis – ma il modello di Freund è più plausibile, poiché quello descritto da Pulinets tenderebbe a verificarsi diversi giorni prima del terremoto”.

Chiaramente, precisa l’esperto, “tutto dipende dalla geologia e dal tipo di faglia che libera cariche e gas. Tanto più è alta la magnitudo quanto più è alta la possibilità che questi fenomeni si verifichino”. Anche le condizioni atmosferiche contribuiscono: “A Città del Messico era particolarmente nuvoloso – ricorda De Santis – le nuvole erano basse e c’era sicuramente alta umidità”. Le condizioni per vedere un fenomeno simile erano quindi più favorevoli. “Inoltre – aggiunge – il sisma si è verificato di notte. Di giorno un fenomeno simile non sarebbe stato così evidente”.

Le luci telluriche o sismiche erano conosciute anche all’epoca di Plinio il Vecchio, nell’89 a.C., che in corrispondenza di un terremoto vicino Modena parlò di “fiamme e fumo che guizzavano al cielo”.