Ricostruzione della mammella, a Battipaglia il primo intervento italiano in laparoscopia mininvasiva

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in foto Maurizio Saturno

Il tumore della mammella rappresenta senza dubbio il primo tumore in ordine di incidenza nelle donne. Spesso le pazienti sono sottoposte a mastectomia e radioterapia. Trovare soluzioni ricostruttive mini invasive rappresenta un imperativo. Nella giornata di lunedì 15 aprile 2024 presso l’ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia è stato eseguito il primo intervento italiano in laparoscopia mininvasiva per la ricostruzione mammaria con lembo di grande dorsale.
L’intervento è stato condotto dall’equipe di chirurgia generale diretta da Francesco La Rocca. Primo operatore il chirurgo plastico Maurizio Saturno affiancato dal chirurgo Cosimo Saviello, anestesisti Bancone e Manzione. Il team infermieristico è stato coordinato da Nina Martinangelo (per tutta la fase pre e post-operatoria) e da Sergio Forlenza (per la gestione intra-operatoria).
Attraverso una piccola incisione di 4 centimetri al fianco della paziente, è stato prelevato il tessuto muscolare e ruotato in sede mammaria per la ricostruzione totale della mammella. L’intervento è durato 4 ore.
“Con l’adozione di una tecnica innovativa per la ricostruzione mammaria – ha commentato il direttore generale dell’Asl di Salerno – prende corpo il percorso di diagnosi e cura della patologia mammaria che vede l’ASL di Salerno come punto di riferimento regionale e non solo. Insieme con la realizzazione dell’Hub per la mastectomia e la cura delle patologie mammarie di Pagani e l’inaugurazione del nuovo reperto di Oncologia, si consolida così la scelta aziendale di valorizzare le risorse professionali dell’intero territorio per assicurare a tutti i cittadini i migliori standard del servizio sanitario pubblico”.
In Italia nel 2023  sono stati diagnosticati 55.900 nuovi carcinomi della mammella. Con il 30% del totale rappresenta il tumore femminile più frequente. Il peso della componente emotiva e l’attenzione in tutte le donne per questa parte del corpo impone il massimo sforzo per assicurare le soluzioni più efficaci e “belle”.
I chirurghi utilizzano il lembo del gran dorsale (LDF) per la ricostruzione di un’ampia varietà di difetti chirurgici del cancro al seno, tra cui quadrantectomia, lumpectomia, mastectomia radicale modificata e altri. L’LDF può essere utilizzato nella ricostruzione ritardata o immediata, in combinazione con espansori di tessuto per una ricostruzione in più fasi, con ricostruzione immediata basata su impianti di protesi o da solo come lembo autogeno.
E’ una tecnica “antica” (il chirurgo Iginio Tansini descrisse per primo il lembo gran dorsale nel 1906), ma guadagnò popolarità per la ricostruzione del seno solo alla fine agli anni ’70.
Nel 1977, Schneider e altri descrissero l’uso del lembo del gran dorsale (LDF) per la ricostruzione della mammella in una donna di 31 anni che aveva subito una mastectomia radicale 4 anni prima.
Negli anni successivi furono numerose le varianti della tecnica sperimentate e adottate, fino ad arrivare alla totale ricostruzione autogena del seno con latissimus.
Contemporaneamente a questi sviluppi nel LDF, a partire dagli anni ’80 è stato adottato anche il lembo del muscolo trasverso del retto dell’addome (TRAM) per la ricostruzione autologa del seno. Il TRAM ha superato il LDF come il modalità primaria. Dieci anni dopo, Allen e Treece ricostruirono per la prima volta una mammella impiantando un altro lembo addominale, la perforante epigastrica distale inferiore (DIEP). Tuttavia, la LDF offre un’alternativa affidabile e rimane un pilastro della chirurgia ricostruttiva del seno in diversi ambiti specifici situazioni.
L’approccio convenzionale LDF richiede una lunga incisione sulla schiena, o addirittura doppie incisioni, lasciando cicatrici significative sul petto e sulla schiena e gravi effetti cosmetici.
La novità dell’intervento realizzato a Battipaglia ha l’assenza di tagli sulla schiena. L’unica traccia che resta è una piccola cicatrice di 4 cm sul torace, nascosta sotto il braccio.