Visitando il borgo di Carbonara, la città fantasma

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E’ un giorno di un agosto infuocato sull’Autostrada del Sole. In cerca di evasione, vacanze, di altrove, un cartello cattura la nostra attenzione: Carbonara, città fantasma. Una rapida ricerca in rete e decidiamo che sì, la visita vale una digressione sul percorso. Attraversiamo i paesaggi incantati dell’Alta Irpinia, all’estremo confine della Campania che, senza apparente soluzione di continuità, diventa Puglia. Colline dolcissime, un paesaggio discreto e gentile che nulla ha da invidiare alle più blasonate colline toscane. Il cielo azzurrissimo che incontra il giallo accecante delle messi, solo di tanto in tanto interrotte dal verde, compongono un quadro perfetto, di bellezza assoluta, sottolineata da un silenzio carico di suggestione e di storia. E’ dunque un viaggio nel tempo quello che ci accingiamo a compiere proprio qui dove sembra che il tempo si sia fermato, immersi in una natura immutata, dove modernità e progresso hanno la forma di centinaia di pale eoliche istallate un po’ ovunque.
Sulla strada appaiono le prime case e un cartello: Aquilonia Vecchia. Rovine terremoto 23.07.1930. E’ a quella data che punta, dunque, la nostra macchina del tempo.
Un passo indietro è tuttavia necessario.
Fondato nei pressi della mitica Aquilonia, città osca teatro della celebre battaglia del 293 a.C., durante la quale il fiero popolo italico fu sconfitto dai romani, il paese, in origine chiamato Carbonara, forse per la produzione di carbone vegetale oppure per la presenza di particolari rocce impregnate di petrolio che bruciavano come il carbone, vide il momento decisivo della sua storia nel 1860, quando, come in molti altri comuni meridionali, scoppiano delle rivolte che vedono contrapposti contadini e proprietari terrieri, gli uni filoborbonici e gli altri vicini alle posizioni dei Savoia e del nuovo regno. L’episodio fu uno dei più gravi tra i moti popolari filoborbonici che si registrarono tra l’estate e l’autunno del 1860 in provincia di Avellino. L’epilogo degli scontri fu cruento: nove nobili vennero ammazzati e la vendetta non tardò a venire. Per imposizione di un regio decreto del 1861, fu ordinato l’abbandono di Carbonara e la costruzione di un nuovo centro abitato poco distante, a cui fu dato il nome di Aquilonia, in ricordo di un’antica città osca presente sul territorio agli albori della sua popolazione.
La vita della comunità scorse più o meno tranquilla finché, il 27 luglio del 1930, un devastante terremoto colpì il Vulture, radendo al suolo Aquilonia. A quel punto gli abitanti si misero all’opera per ricostruire il nuovo borgo, poco distante dalla città distrutta e Carbonara fu spogliata di ogni materiale che fosse utile alla ricostruzione, lasciando l’antico abitato all’abbandono. In seguito, a partire dagli anni 80, un’intensa opera di ripristino ha messo un freno alla rovina del tempo e all’incuria dell’uomo, consegnando l’antico borgo alla memoria.
Attraversiamo curiosi il cancello che delimita l’area. Subito i resti di quella che era la chiesa madre dell’abitato. Ben riconoscibili l’altare maggiore, le cappelle, tracce di pavimenti maiolicati. Impariamo, passo dopo passo, a conoscere questo luogo, a sentirne la vita che fu. La piazza del Municipio, i resti del Palazzo De Feo, residenza della famiglia più in vista della comunità, la chiesa a monte, i resti del castello. Le iscrizioni sugli stipiti delle case, raccontano di costruzioni che al tempo del terremoto erano nuovissime. Le strade in salita, i ciottoli, la vita semplice di una comunità contadina.
A completare la visita il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia”. Si tratta di una struttura che attraverso un meticoloso lavoro di raccolta e catalogazione di migliaia di oggetti ricostruisce l’identità culturale di una intera comunità: sezioni dedicate ad antichi mestieri, la tessitura, il fabbro, il maniscalco, tutte le fasi della lavorazione agricola, ma anche i giochi, la scuola, oggetti e simboli della vita quotidiana che questi luoghi hanno da raccontare sono racchiusi qui e consegnati alle nuove generazioni.
E’ bello perdersi tra le strade, i sentieri e i silenzi che questo borgo sa regalare. Lo sguardo spazia su un panorama che lascia senza fiato. La mente ritrova la memoria e la pace.

 

Visitando il borgo di Carbonara, la città fantasma