Dopo quattro settimane di rialzi Piazza Affari tira il freno

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Borsa italiana poco sotto la parità, questa mattina: il Ftse Mib segna -0,15%, il Ftse Italia All-Share -0,16%, il Ftse Italia Mid Cap -0,27%, il Ftse Italia Star -0,21%. Per i mercati azionari europei, partenza in rosso: DAX -0,4%, CAC 40 -0,6%, FTSE 100 -0,4%, IBEX 35 -0,7%. Ieri sera a Wall Street l’S&P 500 ha chiuso a -0,19%, Nasdaq Composite a +0,06%, Dow Jones Industrial a -0,13%. I future sui principali indici USA attualmente sono in ribasso dello 0,2-0,3 per cento. In calo Tokyo con il Nikkei 225 a -0,90%. Poco mosse le borse cinesi: a Shanghai l’indice CSI 300 termina a +0,10%, a Hong Kong l’Hang Seng a +0,11%. Poco mosso l’euro che contro dollaro oscilla sopra i minimi da agosto in area 1,10 toccati venerdì scorso. EUR/USD al momento quota 1,1055 circa. Mercati obbligazionari europei positivi in avvio. Il rendimento del BTP decennale scende di 1 bp rispetto alla chiusura precedente all’1,48%, anche quello del Bund cede 1 bp allo 0,49%. Lo spread è quindi stabile a 99 bp.

Borse asiatiche

Finisce il rally in Asia e il declino delle piazze cinesi fa scivolare i listini della regione dai massimi degli ultimi due mesi. Se il picco era stato raggiunto in gran parte grazie alle Banche centrali (dalle prospettive di nuovi interventi della Bce, al probabile rinvio del rialzo dei tassi in Usa e al sesto in meno di un anno per la People’s Bank of China), i riflettori sono ancora puntati in quella direzione, con i meeting di Federal Reserve e Bank of Japan nei prossimi giorni. Wall Street ha chiuso la seduta di lunedì sostanzialmente piatta e il deludente dato sulle vendite di casa in Usa ha indebolito il dollaro. L’Msci Asia Pacific, Giappone escluso, è tornato a perdere quasi l’1% dopo il rally di oltre il 10% dai minimi in due anni segnati meno di un mese fa. In Cina, mentre è in corso il meeting di quattro giorni del Comitato centrale del Partito comunista cinese (da cui dovrebbe uscire il nuovo piano economico quinquennale per il Paese), com’era successo lunedì a regnare è un’estrema volatilità e gli indici continuano ad andare in altalena. A poco più di un’ora dalla chiusura degli scambi Shanghai Composite, Shanghai Shenzhen Csi 300 e Shenzhen Composite si riaffacciano in territorio positivo dopo che le perdite avevano toccato il 2-3% nel corso della seduta. A Hong Kong l’Hang Seng segue l’altalena delle piazze della Cina continentale e si avvicina alla parità (mentre l’Hang Seng China Enterprises Index, sotto-indice di riferimento per la Corporate China sulla piazza dell’ex colonia britannica, scambia in flessione di oltre mezzo punto percentuale). A Tokyo, il Nikkei 225 chiude con una perdita dello 0,90% trascinato al ribasso soprattutto dai titoli legati alle materie prime. Il mercato delle commodity è ancora frenato dai timori di sovraccapacità e se il rame è sostanzialmente piatto il petrolio segna nuove perdite. Tra i singoli titoli giapponesi va segnalato il progresso di oltre il 3% per Seven & i Holdings, dopo che Third Point, l’hedge dell’investitore attivista Daniel Loeb, è entrato con una quota inferiore al 5% nel capitale del retailer proprietario della catena 7-Eleven. Sharp ha guadagnato lo 0,73% nonostante l’annuncio di lunedì, secondo cui la società per il primo semestre, chiuso lo scorso 30 settembre, sarà costretta a iscrivere a bilancio una perdita operativa di 26 miliardi di yen (190 milioni di euro) contro l’utile di 10 miliardi (70 milioni di euro) stimato lo scorso mese di luglio. Sharp ha anche tagliato da 80 a 10 miliardi di yen (da 600 a 70 milioni di euro) la stima di utile operativo nell’anno. A Sydney l’S&P/ASX 200 chiude sostanzialmente invariato (la perdita è di appena lo 0,03%) e poco peggio, con un declino dello 0,17% nella seduta, fa il Kospi di Seoul.

Borsa Usa

Lunedì a New York i principali indici hanno chiuso la prima seduta della settimana poco mossi. Il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,13%, l’S&P 500 lo 0,19%. Poco sopra la parità il Nasdaq Composite (+0,06%). Molto deludente l’unico dato macroeconomico pubblicato in giornata. Le vendite di nuove abitazioni sono diminuite in settembre dell’11,5% rispetto al mese precedente, attestandosi a 468 mila unità (consensus 550 mila), in netto calo rispetto alle 529 mila unità della rilevazione precedente. Tra i singoli titoli Piedmont Natural Gas +36,76%. Duke Energy, maggiore compagnia elettrica Usa per capacità produttiva, ha annunciato che acquisirà la connazionale per 4,9 miliardi di dollari in contanti. L’enterprise value è pari a 6,7 miliardi di dollari considerando il debito della preda pari a 1,8 miliardi. Apple -3,19% alla vigilia della pubblicazione della trimestrale. Dialog Semiconductor, uno dei fornitori del gruppo di Cupertino, ha annunciato risultati inferiori alle attese. Chevron -2,7%. Il prezzo del petrolio (Wti) ha chiuso in ribasso dell’1,39% a 43,98 dollari al barile. L’indice settoriale energetico ha perso oltre due punti percentuali. Xerox -3,05%. Il leader nel campo nella gestione dei processi aziendali e della documentazione ha comunicato di avere registrato nel terzo trimestre una perdita netta di 34 milioni di dollari, pari a 4 centesimi per azione, contro profitti per 236 milioni, e 23 centesimi, del pari periodo del precedente esercizio. L’eps rettificato si è però attestato a 24 centesimi contro i 23 centesimi del consensus di FactSet. Nei tre mesi i ricavi sono calati da 4,8 a 4,3 miliardi di dollari, in questo caso però peggio rispetto ai 4,5 miliardi attesi dagli analisti. Whirlpool +2,93%. Raymond James ha alzato il rating sul titolo del produttore di elettrodomestici a “strong buy” da “market perform”. FedEx -1,04%. Il colosso delle spedizioni stima un incremento delle consegne del 12,4% a 317 milioni di unità nel periodo compreso tra il Black Friday e la vigilia di Natale. Pep Boys-Manny, Moe & Jack +23,29%. Il produttore di pneumatici Bridgestone, attraverso la divisione Usa Bridgestone Americas, ha annunciato l’acquisto del rivenditore di componenti per auto per 835 milioni di dollari in contanti. PayPal +4,14%. Goldman Sachs ha inserito il titolo dello specialista dei pagamenti nella “Conviction Buy List”. Valeant -5,24%. Il gruppo farmaceutico ha chiesto alla Sec di indagare su Citron Research, la società di ricerca che la scorsa settimana ha diffuso un report in cui accusava Valeant di gonfiare i ricavi causando il crollo del titolo.

Europa

Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in ribasso. Il Dax30 di Francoforte cede lo 0,6%, il Cac40 di Parigi lo 0,55%, il Ftse100 di Londra lo 0,35% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,6%. Tra i singoli titoli Novartis -2%. Il colosso farmaceutico ha comunicato per il terzo trimestre il crollo degli utili netti del 42% a 1,81 miliardi, pari a 3,1 dollari per azione, a causa delle sanzioni per 390 milioni di dollari all’interno del patteggiamento in Usa su accuse di avere spinto le farmacie a promuovere l’utilizzo dei suoi farmaci attraverso il pagamento di incentivi. I profitti netti core, che escludono voci straordinarie come patteggiamenti, svalutazioni o plusvalenze, sono comunque calati del 2% a 3,06 miliardi contro i 3,2 miliardi attesi dagli an alisti. Nei tre mesi il colosso farmaceutico elvetico ha registrato vendite nette in flessione del 6% a 12,27 miliardi di dollari, anche in questo caso peggio del consensus (12,7 miliardi le stime degli analisti).

Italia

Dopo quattro settimane di rialzi e le ultime brillanti sedute, favorite dalle mosse delle Banche centrali, inevitabilmente ieri Piazza Affari ha tirato il freno. L’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,47% a 22.629 punti. Ma ecco il contesto, secondo gli analisti. Giovedì le parole di Mario Draghi hanno alimentato le attese per l’annuncio di nuovi stimoli monetari da parte della Bce nel prossimo meeting di dicembre. Sul tavolo il possibile ampliamento del piano di QE ma anche un ulteriore taglio dei tassi sui depositi (attualmente pari a -0,20%). Una spinta ulteriore è arrivata venerdì dal nuovo taglio del costo del denaro da parte della Cina. La People’s Bank of China (Pboc) ha abbassato il tasso benchmark ad un anno sui finanziamenti dal 4,60% al 4,35% (sesto taglio da novembre 2014). Questa settimana si riunirà la Federal Reserve che non dovrebbe mettere ancora mano al costo del denaro. Sul fronte macro l’indice Ifo tedesco è sceso a ottobre a 108,2 punti ma superando le attese che erano pari a 107,8 punti.


I dati macro attesi oggi

Martedì 27 ottobre 2015

10:00 EUR M3 dest. set;

10:30 GB PIL (flash) T3;

13:30 USA Ordinativi beni durevoli set;

14:00 USA Indice S&P-C/Shiller (prezzi abitazioni) ago;

14:45 USA Indice Markit PMI servizi (prelim) ott;

15:00 USA Indice fiducia consumatori (Conference Board) ott;

23:00 EUR Intervento Coeure (BCE).