Fecondazione assistita, i centri aumentano a 366 ma 2 su 3 sono privati

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Continua ad aumentare il numero dei centri di fecondazione in Italia e quasi due su tre sono privati, mentre nelle regioni regna il Far West e in ben quattro l’accesso alle tecniche è precluso a chi non paga interamente di tasca propria. E’ quanto emerso al convegno ‘La Tutela della Salute Riproduttiva’, organizzato a Roma da Pamegeiss, Società Scientifica di Genetica e Infertilità dei Paesi del Mediterraneo. “In Italia, al 31 gennaio 2016, registriamo 366 centri di Procreazione medicalmente assistita (Pma), mentre erano 362 al 31 gennaio 2015. Sul totale 139 sono pubblici o convenzionati e 227 privati. Questi ultimi, più distribuiti al sud, rappresentano il 62% e sono in crescita”, ha spiegato Roberta Spoletini, del gruppo di lavoro sul Registro Nazionale Pma dell’Istituto Superiore di Sanità. Nelle regioni intanto continua a regnare il Far West normativo. “L’Italia presenta una situazione a macchia di leopardo per quanto riguarda i limiti di età fissati per l’accesso alla Pma in convenzione, con liste d’attesa infinite durante le quali, spesso, scadono i termini previsti”, sostiene Gianni Baldini, professore di Biodiritto presso l’Università degli Studi di Firenze. La Conferenza delle Regioni ha introdotto il limite di 43 anni per l’accesso alla fecondazione sia omologa, con gameti della coppia, che eterologa, con ovuli o semi di un donatore, “ma alcune regioni lo hanno alzato a 50 come il Veneto o 45 come l’Emilia Romagna”. Varia poi la possibilità di avere rimborsi. “Per mancanza di soldi, alle coppie di Campania, Basilicata, Calabria e Puglia – denuncia Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni – è negato il diritto di avere un figlio con fecondazione nel pubblico o privato convenzionato”. “Ma non rimborsano neppure il costo della prestazione se la coppia che si sottopone a tecniche fuori dalla regione di residenza. Ciò significa che resta a carico dei pazienti”. Pazienti che spesso non possono permetterselo, visto che il costo medio nel pubblico è di 3 mila euro, mentre nel privato supera i 10 mila.