Festa del cinema, il grande scrittore Pennac: Maradona era pura grazia, come Pina Bausch

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in foto Daniel Pennac

“Daniel Pennac: ho visto Maradona! non e’ un film sul campione argentino ne’ sulla rappresentazione mitica che io posso farmi di quel giocatore di calcio. L’effetto Maradona sul mondo, questo e’ il senso del film”. Lo spiega lo scrittore francese della saga di Malaussene, che alla Festa del cinema dove accompagna il documentario di Ximo Solano “Daniel Pennac: ho visto Maradona!” alla cui proiezione seguira’ un incontro col pubblico. “Sono rare le persone che non si interessano al calcio, io faccio parte di loro – ammette – non conoscevo Maradona, ma in occasione dello spettacolo ho visto molti filmati e ho scoperto che il calcio, sport a me estraneo, puo’ incarnare arti come la poesia e la coreografia. Maradona era come un ballerino, si puo’ paragonare a Pina Bausch. Era un uomo tracagnotto, piu’ largo che lungo, ma col pallone tra piedi si trasformava in Pina Bausch, pura grazia. I miei amici mi dicevano di guardare i video, di guardare come giocava: l’ho fatto e’ ho capito. Ora guardo il calcio un po’, ma non ho piu’ visto altri giocare come lui”. Un attstato di ammirazione non da poco da parte di un illustre ‘non’ intenditore di calcio, lo scrittore francese della saga di Malaussene, che fa un parallelo tra il grande campione e la mitica coreografa e ballerina tedesca. “Noi viviamo fra i rumori delle auto, i cinguettii uccelli e ogni tanto c’e’ una notizia che ci capita tra capo e collo – spiega ancora lo scrittore – quel giorno (25 novembre 2020, ndr) e’ giunta la notizia della morte di Maradona. E io l’ho recepita come una notizia triste, come tante altre. Poi quella notte ho fatto un sogno perche’ forse a livello subliminale sono stato posseduto da Maradona”.
Passeggiavo in un giardino, c’era gente che si divertiva – racconta Pennac illustrando il suo primo ‘incontro’, del tutto onirico, con Maradona – a un certo punto vedo una grande porta. La tocco e si apre. Dietro trovo il lupo… il mio amico Stefano Benni. E ricordo che gli ho detto: che fai? Sto operando Maradona. Ma lui non c’era”, racconta Pennac. Il giorno dopo, pero’, l’effetto Maradona e’ stato avvertito per la prima volta anche dallo scrittore. “Il giorno dopo ha incontrato tre persone con cui lavorava a una piece teatrale, due attori napoletani e una regista argentina. Tutti in lacrime. Io ho cercato di consolarli – racconta – ero con tre persone piu’ o meno normali che si disperano perche’ era morto un calciatore. Allora ho detto loro di rappresentare questa emozione in uno spettacolo. A quel punto – prosegue – mi suona il telefono e il regista Ximo Solando mi chiama anche lui disperato e mi dice che e’ morto Maradona e che vuole fare un film su di lui. Se quattro persone provano questa emozione, mi sono detto, allora forse 4 milioni di persone provano la stessa impressione”. In realta’ l’ignoranza calcistica di Pennac lo ha portato a misurare assai per difetto il numero di persone al mondo disperate per la morte di Maradona. Una reazione emotiva collettiva che ha voluto comunque raccontare nel documentario. Nel film, che sara’ visibile prossimamente su Sky Arte e in streaming su Now, Pennac indaga su quello che chiama l’effetto Maradona e lo fa a Napoli, dove Diego e’ considerato, come spiega nel documentario lo scrittore Maurizio De Giovanni, una sorta di “divinita’ laica”. Per capire quello che ritiene un mistero, Pennac si fa aiutare anche da Roberto Saviano (che racconta come durante la semifinale di Italia ’90 a un certo punto i tifosi napoletani smisero di inneggiare agli azzurri ed ebbero solo cori per Maradona: “Non tifavamo per la nazionale Argentina contro l’Italia – spiega lo scrittore – tifavamo per un calciatore”) e da Luciano Ferrara, autore di una delle piu’ famose foto di Maradona, quella scattata la prima volta che arrivo’ allo stadio San Paolo e sali’ gli scalini che dal tunnel degli spogliatoi portano al campo da gioco.