Confindustria, l’allarme congiunto delle territoriali del Nord e del Sud: Costi alle stelle, si rischia la desertificazione

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Gli extra-costi per l’impennata del prezzo dell’energia rischiano di ammontare per le industrie di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna fra 36 miliardi e 41 miliardi di euro, contro i 4,5 miliardi di euro spesi per elettricità e gas nel 2019. E’ quanto hanno sottolineato i presidenti di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi, Francesco Buzzella (Confindustria Lombardia), Marco Gay (Confindustria Piemonte) ed Enrico Carraro (Confindustria Veneto) in un incontro con gli assessori allo Sviluppo economico delle Regioni di riferimento: Vincenzo Colla (Emilia-Romagna), Guido Guidesi (Lombardia), Andrea Tronzano (Piemonte) e Roberto Marcato (Veneto). Al centro dell’incontro l’emergenza energetica che “sta paralizzando il sistema industriale italiano con il forte rischio di deindustrializzare il Paese e mettere a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionali”, si spiega dalla associazioni degli industriali. In linea con l’appello del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, le associazioni regionali hanno sottolineato che la situazione “ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri Paesi Ue e extra Ue nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese”. Un altro effetto della crisi energetica è “l’annullamento del rilancio economico post pandemia, in particolare nelle ricadute sui territori che vedono una erosione drammatica di competitività rispetto anche ad altri paesi europei limitrofi. E’ chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza”.
“Ferma restando la necessità di definire, fin da subito, una programmazione energetica nazionale con interventi e investimenti a medio-lungo termine in grado di assicurare la sicurezza e la sostenibilità della produzione energetica e delle forniture di gas”, i presidenti Sassi, Buzzella, Gay e Carraro hanno dichiarato che le imprese “non possono attendere un giorno di più quelle misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica”. Fra queste hanno elencato l’introduzione di un tetto al prezzo del gas (europeo o nazionale), la sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote Ets a carico delle imprese, la riforma del mercato elettrico e la separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas, misure per il contenimento dei costi delle bollette con risorse nazionali ed europee e la destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera. Le Confindustrie di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, “hanno apprezzato la sensibilità e l’attenzione delle Regioni, che si sono trovate concordi sulla gravità dell’emergenza e l’insostenibilità della situazione, e al fine di evitare drammatiche ricadute economiche e sociali invitano tutte le forze politiche, anche in questa fase di campagna elettorale, a sostenere con decisione l’impegno del governo in carica nella difficile trattativa con gli altri Paesi a livello europeo per l’introduzione di un tetto al prezzo del gas e ogni altra misura atta ad affrontare il problema”, si spiega. “Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede Ue in questo senso non è più differibile”.

Non c’è più tempo
Le Confindustrie del Sud parlano invece attraverso la voce di Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, che interviene a nome di tutte le otto territoriali regionali del Mezzogiorno d’Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. «Le imprese del Mezzogiorno finora hanno resistito, eroiche, erodendo i propri margini – afferma -. Ma i rincari incontrollabili dei costi dell’energia, del gas, del carburante, l’ennesima tempesta insomma sarà il colpo di grazia. Andiamo incontro a tempi drammatici e le imprese non possono restare sole. Urge un intervento netto, convinto e drastico del governo, altrimenti salterà un intero sistema sociale nazionale, che già comincia a sgretolarsi. Ogni giorno che passa sempre più imprenditori sono costretti a interrompere la produzione perché schiacciati dagli extra costi energetici