Abruzzo voto importante per il prima e per il dopo

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in foto Marco Marsilio festeggia la vittoria

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 19 novembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

In Sardegna ogni schieramento ha trovato ragioni per ritenere di aver vinto o di non aver perso: il Centrosinistra ha piazzato al vertice della Regione Alessandra Todde. Che sia avvenuto per 2 mila voti, non importa: in democrazia per poco si vince o si perde. Il Centrodestra può vantare di aver superato con il 48,8 lo schieramento concorrente fermo al 42,6. Ecco allora che l’Abruzzo, manzonianamente parlando, “come arbitro s’assise in mezzo a lor”. Il verdetto è arrivato (e senza le stressanti lungaggini sarde) netto e chiaro. Marco Marsilio secondo mandato con 54,3 e Luciano D’Amico distanziato al 45,7. Nessuna confusione anche per i 2 schieramenti: Centrodestra 55,6; Centrosinistra-campo largo 44,5.Senza voto disgiunto niente sgambetti (in Sardegna Salvini ha dovuto “allontanare” da sé il sospetto del danno provocato al meloniano Truzzu rimato a terra per una manciata di voti.

ASPETTI DELLA COMPETIZIONE. Sulla scheda, i nomi dei 2 contendenti erano inversi rispetto alla appartenenza di schieramento. A sinistra compare il nome del “destro” Marco Marsilio, a destra quello del “sinistro” Luciano D’Amico. Nei comizi questiona anche sulle nascite (come fossero elementi decisivi…). Marsilio, 56 anni, governatore uscente, punta al secondo mandato. Nasce a Roma da genitori abruzzesi da 7 generazioni. Ex senatore viene considerato “in trasferta” in Abruzzo per scelta di partito. Luciano D’Amico,64 anni abruzzese “di nascita e scelta”, docente di Economia all’università di Teramo di cui è stato anche rettore, era alla prima esperienza politica. Candidato 5 anni fa come consigliere regionale, non venne eletto.

SALVINI UN CASO A SE’. In Abruzzo assenza di voto disgiunto: sistema che avrebbe consentito di “sgambettare”, in Sardegna, Giorgia nella scelta di Truzzu. Sul palco di Pescara, la premier rimarca più volte l’unità del Centrodestra (già questo “rimarcare più volte” può sembrare solo fumo negli occhi…). Davvero i 3 della maggioranza sono insieme per scelta e non per interessi di bottega? Alla fine del comizio si sente l’inno di Mameli, ma sul palco il vicepremier leghista non si vede. Se ne sta in disparte tutto sdegnoso, come viene ripreso dalle telecamere, nel retropalco. Sono i momenti di massima preoccupazione in politica estera per l’asse Putin-Trump che va delineandosi. Un asse che Giorgia Meloni, al contrario di Salvini, giudica molto pericoloso non solo per l’Europa.

CULTURA: ECONOMIA E PROGRESSO. Secondo un ministro degli anni scorsi (Tremonti continua a dire che non è stato lui), ”con la cultura non si mangia”. Gennaro Sangiuliano, primo ministro napoletano ad avere questo incarico, dimostra invece come i conti tornano:275 mila aziende in attività, oltre 96 miliardi l’anno di fatturato, molto vasto l’indotto. Dati importanti anche in Campania per cui sono stanziati 800 milioni per investimenti che servono a “generare lavoro, competenze intellettuali, prospettive per i giovani”. Da questo punto di vista, un “buon segno di rigenerazione urbana” è visto anche il ritorno, in piazza Municipio a Napoli, pure se blindata, della “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto. Un dono alla città costato 170 mila euro. Sindaco Manfredi: l’arte strumento educativo e forza propulsiva di trasformazione sociale contro il degrado. Tuttavia se bastasse la “dea della bellezza” a raccogliere tutti gli stracci della città, ci vorrebbe una Venere ogni dieci metri.

DA MASTELLA A LEOPARDI. Il Sindaco sannita candida Benevento a capitale italiana del libro. Potrebbe  succedere a Genova. Agli studenti di un istituto superiore, Mastella spiega che libri e lettura possono aprire “spazi e mondi impensati per progredire significativamente sul piano economico e sociale”. Intanto una lettera di grande valore culturale è quella acquisita (per 8.500 euro) dalla Biblioteca nazionale di Napoli. E’ quella che il 26 enne autore dell’Infinito scrive al cugino Marchese Giuseppe Melchiorre. Leopardi gli parla dei “Caratteri” di Teofrasto tradotti dal greco antico “in puro e buon italiano”. Dei 30 caratteri osservati e descritti dal discepolo di Aristotele vissuto nel 300 avanti Cristo, prendiamone uno: quello di chi, se ha sentito dire qualcosa, ”finge di non aver sentito”; se ha visto dice di “non aver visto”; se ha ammesso qualcosa, dice di “non ricordarsene”. Tante ipocrisie di ieri che durano a morire. Oggi di moda le 3 scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano.