INTRODUZIONE: I MIEI MAESTRI E IL MIO COMPITO

    Per quanto consideri Nietzsche colui che mi ha transformato da capo a piedi, devo riconoscere che Kant è il primo che, con successo indiscutibile, organizza un pensiero “contro” il moderno, contro Illuminismo e Romanticismo, scissione dell’uomo tra sensi e sentimenti, Principio di     Per quanto consideri Nietzsche colui che mi ha transformato da capo a piedi, devo riconoscere che Kant è il primo che, con successo indiscutibile, organizza un pensiero “contro” il moderno, contro Illuminismo e Romanticismo, scissione dell’uomo tra sensi e sentimenti, Principio di ogni schizofrenia. Nietzsche sembrerebbe considerare Kant, a volte, un forsennato moralista, non è vero, la Critica della Ragion pratica è un rigoroso attacco al sentimentalismo, a una morale basata sugli ideali, sui desideri, sul piacere! Kant aborre idealismo ed edonismo!  Come la prima Critica aveva posto limiti invalicabili alla Ragione, la seconda li pone ai sentimenti. Paradossalmente, è Kant che chiude il contrasto tra Fede e Ragione, ma la Chiesa non se ne è accorta! E’ vero, però, anche che Nietzsche, con breve cenno, mette Kant tra i pochi grandi, insieme a Platone, che hanno disprezzato la compassione, il sentimento fondante il Romanticismo e, secondo Nietzsche, con ottimi motivi, la “morte di Dio”. Dio è morto per la troppa compassione per l’uomo, egli dice, in un suo aforisma, il più fulmineo e lapidario che abbia mai scritto, parlava, in vero, del “Dio buono” del “platonismo dei poveri”, del Dio che concede, permissivo, l’assoluzione a tutti, purché si pentano e paghino il riscatto! La ratio delle “indulgenze” che scatenarono l’ira di Lutero, sta tutta qui, nel sentimento di compassione che il Dio Buono nutre per l’uomo spingendolo a confessare per farsi perdonare –  solo a patti ben chiari, però, a condizione che si assuma la responsabilità del male e paghi per esso. E’ la natura inquisitoria, giustizialista, del cattolicesimo che giungerà all’efferatezza con il Gesuita! Ciò, però, è possibile solo se l’uomo possiede  un libero arbitrio con relativa  libertà di scelta tra bene e male. Nietzsche mette, così, il dito nella piaga, vede nascere, in questa moralistica antitesi,  per la prima volta, il “volere libero”,  l’uomo sgrava Dio del male e  prende su di sé tutto il suo peso. Inimmaginabile il Soggetto moderno, con relativo soggettivismo, senza questa premessa che il Cristianesimo pone, non Descartes! Il conflitto tra Fede e Ragione e la questione del male, sono le bucce di banana su cui è crollata la Chiesa cattolica, tutto il Cristianesimo in vero, nonostante il “servo arbitrio” di Lutero che, se avvia a soluzione una questione politica contingente, per la gente del Nord, non esce, per altri versi, da questo circolo vizioso, il circolo vizioso del “Platonismo dei poveri” della Patristica, irrobustito e reso rigido dall’aristotelismo teologico della Scolastica, fino all’Inquisizione sistematica del Gesuita. Il tallone di Achille della Chiesa cattolica è la Teologia! Essa è la prima Ideologia, la Madre di tutte le Ideologie, frutto di cui si nutrirà abbondantemente l’uomo moderno! Con la Volontà libera, che consegna all’uomo tutta la responsabilità del male, del quale Dio si lava le mani, si pongono le premesse del proibizionismo cattolico, ma anche, paradossalmente, del permissivismo moderno, morto Dio “tutto è permesso”, dirà Dostoevskij! Il Romanticismo è quel relativismo dell’anima, dei sentimenti, che pareggia quello del sensismo, della ragione illuminista, empirica.  Così la Modernità conserva, al modo suo, la separazione di anima e corpo, in un dualismo duellante ma tollerante. Concede all’Illuminismo empirico e  raziocinante i sensi, al Romanticismo compassionevole e perdonante tutto il torbido e il morboso del mondo delle viscere, dell’anima. E’ la conseguenza della separazione tra Cielo e Terra, tra Anima e Corpo, della Sovranità dimidiata, tra l’Imperatore e il Papa, il compromesso  che cristiani giudei e pagani grecoromani strinsero a Nicea nel 321 dopo Cristo. Il Cristianesimo è il figlio del compromesso tra giudei e paganiche impone la scissa, doppia Sovranità, tra Imperatore e Papa. Il Modernorva, intatta questa scissione, la laicizza! Kant è perfettamente consapevole di questa schizofrenia, il professore di Storia della filosofia lo colloca, però, nel pensiero moderno e fa i salti mortali per tenercelo, egli, in verità, è il capostipite di un pensiero che custodisce l’Antico, una lunga fila di grandissimi pensatori, filosofi, poeti, musici e grande arte figurativa, che si sottraggono all’abbraccio dello scetticismo relativista moderno. Ad essi mi collego, da essi ricevo il compito da svolgere! Tutto ciò non sarebbe, dall’Europa alle Americhe, senza l’incipit di Kant, in questi grandi si conserva e ravviva la fiammella, la Trascendentalità, di un’Antichità che il Moderno rifiuta con un singolare, ma concreto e fattuale, fatale evento: l’attribuzione all’Uomo di tutto ciò che, prima, era di Dio, che il Fato destinava all’uomo distribuendolo all’uno e all’altro, in tutte le espressioni in cui Esso si rivela e manifesta. Così nasce l’Umanismo, le consegne all’Uomo del potere di Dio! Tutto ciò non appartiene al religioso ma solo alle Religioni, al monoteismo, la colpa è dell’uomo, Dio, giudice massimo, assolve se ti penti, punisce se non lo fai! Pentitismo ante litteram! Non è vero, peraltro, che il Monoteismo sia l’essenza del religioso, esso è l’esito soggettivistico e rachitico, irrigidito e dottrinario, di un mondo variopinto, pieno di Dei che traducevano l’En, l’Intero, nei suoi vari aspetti. L’En, l’Uno e Intero, ma diversificato, era la Totalità di tutte le cose che sono, furono e saranno, Esso è in tutte le cose e in nessuna, viene e svanisce. Il Cristianesimo non è l’Antico, ne conserva una pallida, distorta, immagine, in realtà ne avvia il declino e la fine, il Cristianesimo è il Ponte alla Modernità, all’Umanismo e al soggettivismo scettico e relativista. Non a caso il Papa dimissionario attribuiva al Cristianesimo l’Umanismo, era nel giusto! Ha dovuto, per questo, dimettersi! L’Umanismo, il Papa non capiva, è il Regno dell’Uomo fondamentalista, che si considera, cioè, fondamento, subiectum, posto sotto, a fondamenta del tutto! Questo errore, vecchio quanto il platonismo, divenuto il Credo dei poveri, è la ragione della sua sconfitta e delle sue dimissioni! Il Papa dimessosi è’ stato solo il mallevadore dell’ «Ateo devoto», formula singolare, a pensarci bene, blasfema: “Non credo in Dio, non esiste, ma con la Ragione faccio quel che fa lui, secondo la Chiesa! Ergo? Non ho bisogno di un Dio, meno ancora – della fede! E’ la conferma della Morte di Dio che il Papa dimesso tollerava e allevava. Non bisogna meravigliarsene, l’ultimo Papa vero porta alle sue inevitabili conseguenze quanto già era accaduto con il Vangelo secondo Giovanni che la Patristica confermerà e consoliderà! La forma paradossale assunta in questo caso era solo espressione di un bisogno disperato di alleanze nel mondo del laicismo e dell’ateismo, la coscienza che que Dio era ormai scomparso dal cuore degli uomini. Gli è andata male, ha messo su un Papa “umano, troppo umano” direbbe Nietzsche, l’efferato, per la Chiesa, Anticristo! Nella Critica della Ragion pura, Kant liquida, con evidente successo, per chi sa intendere, il tentativo platonista di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la dialettica della Ragione, pone così dei limiti invalicabili alla Ragione, riproponendo, pur non facendone menzione, che io sappia, il “sapere di non sapere” di Socrate, fonte perenne di una ricerca perenne, di una frontiera della conoscenza, inesauribile, che mai si esaurirà, mai raggiungerà l’Intero, la Totalità di tutte le cose! Per quanti milioni di anni, ammesso che siano milioni, possa ancora vivere l’intera Umanità, l’uomo era e resta un animale finito, un ente tra gli altri senza quella importanza che egli si attribuisce e attribuisce alla sua conoscenza! Nella Critica della Ragion pratica bastona l’etica del tutto è concesso purché piaccia a chi vuol questo o quell’altro, l’Imperativo categorico non è furia moralistica come sembrerebbe credere Nietzsche ma comprensione dell’autentico concetto di Libertà, che è anche quello di Nietzsche, e si basa su un rigoroso non concedere all’uomo la Libertà del volere, volere servo, invece, che deve sottoporsi all’Imperio della Libertà che solo un Dio può possedere, Potenza che sovrasta l’uomo e gli concede una Volontà vincolata ai suoi Comandamenti, storicamente determinati direbbe Marx, ma comandamenti! Nella Critica del Giudizio, infine, Kant passa al pensiero “riflessivo”, quello religioso nell’accezione giusta del termine “riflessione” non determinante, quello che attribuisce alle cose i loro attributi, le qualità primarie e secondarie, le quantità, il grande e il piccolo, il meno e il più, il difetto e l’eccesso, le Categorie, cioè, della Ragion pura, non gli attributi morali dell’Etica, le virtù e i vizi, come fa la Ragion pratica pura, un pensiero che giudica, attribuendo alle azioni non alle cose, il loro valore o disvalore. A differenza delle deteminazioni razionali, della conoscenza e della morale che nella Ragione hanno la loro fonte, il Giudizio riflessivo ha altra fonte, il Gusto, che giudica del piacere che qualcosa suscita nell’uomo, innalzandolo, non è questione dunque di Ragione, che nessun gusto può avere, con esso la Vita diventa una questione del piacere, del se si è di fronte alla Bellezza o al Sublime, di qualcosa che si accetta solo se si dà come Bellezza e Sublime, come Arte o come grande Spettacolo naturale cui non si uò non dare il proprio Sì che è il Si alla Vita. E’ evidente il rapporto Goethe/Kant! La forma estetica, la Bellezza, è opera del grande e nobile gusto, la grande Arte, è la Bellezza che rende accettabile la vita e la giustifica agli occhi dell’uomo, giustifica il prezzo che si paga per lei, il Sublime è lo Spettacolo spontaneo  della Natura, la sua Arte irrangiungibile, che la Grande Madre propone, nelle sue varianti sia benigne che maligne, tempeste di Sole benefiche e tsunumani, incutendo all’uomo una panica ammirazione e un panico terrore, un sacro rispetto per qualcosa che sovrasta le nostre forze e si impone, per un sovrabbondare e straripare che sfuggono a ogni possibile controllo e comando dell’uomo. Davanti a queste forze l’uomo cos’altro può fare se non piegare le ginocchia e adorare il Signore del Tutto, sperando un giorno di poter giungere a organizzare o un minimo di utilizzo o un minimo di difesa per alcune di queste manifestazioni del Terribile? Leopardi, il nostro più grande poeta, nel tempo della Modernità, se non lo consideriamo nel contesto kantiano, sarebbe un pessimista, un nichilista, alla Schopenauer, un negatore della Volontà e della Vita! I termini “Benigna e Matrigna” che Leopardi usa sono già in Kant, cinquanta anni prima! Il leopardiano “per me la Vita è male”, non è pessimismo, equivale all’accettazione di quell’amaro calice che Gesù accetta e beve. E’ infelicità, non pessimismo, nichilismo, negazione della Vita, anzi è disperato amore per essa! Come dubitare del carattere bellicoso, attivo, di Leopardi? E’, tutto ciò, esattamente quanto dice Nietzsche, quando parla dell’incompreso Ueber Mensch, l’antico Sovraumano, il Divino, il Sublime, l’innalzarsi dell’uomo al Sovrauomo, a quanto dispone di lui, nel bene e nel male, quell’Al di là del Bene e del Male, ai quali la superbia umana si oppone credendo di poter ridurre il mondo, la sua straripante e sovrabbondante forza al suo piacimento, nelle sue “false antitesi”, com’egli le chiama nel suo AL DI LA’ DEL BENE E DEL MALE, delle quali quella tra Bene e Male è la madre di tutte le antitesi del modernoquelle che lo stanno conducendo al massacro reciproco e alla logica della rappresaglia contro chi moderno non è, rifiutando, così, di piegarsi alla Necessità, al Fato, senza cercare vendette, come conviene che sia per l’uomo di buona condotta. Cosa, se non questo, è l’”amor fati” di Nietzsche, che lo conduce a uno scontro frontale col moralismo, col “giustizialismo”, diremmo, oggi, in Italia! La cultura del sospetto, dell’inquisizione, della confessione e del pentitismo, è figlia diretta di un desiderio di vendetta che la libera volontà suscita. Perfetta è la Genealogia della Morale di Nietzsche, ove morale sta per “moralismo”, nell’atteggiamento sospettoso e accusatorio del prete e dell’uomo moderno che lo sostituisce con il suo burocrate che chiama “politico”! Il Partito e lo Stato sostituiscono, in tutto e per tutto, la Chiesa, conquistare lo Stato è il sogno del Partito e dei suoi burocrati, la Chiesa cattolica è stata la prima grande burocrazia raziocinante, forse insuperata! Che sia liberale o socialista, il partito, a tanto mira, a conquistare lo Stato, a farsi Stato, perché la “democrazia moderna” questo è, l’arena ove ci si batte per diventare “uomini di Stato”, suoi “servitori”, Statisti! Il popolo non c’entra proprio niente, né col nazismo, né col soviettismo, né con l’americanismo! La democrazia è burocrazia e tecnocrazia non il loro contrario come la stragrande maggioranza degli occidentali crede, le elezioni promuovono impiegati dallo Stato e dello Stato, non uomini liberi e creativi! Chi mi liquidò, nel Partito comunista, dicendomi: “Siamo incompatibili, noi preti, tu un leader”, mi rese onore e io lo ammirai per la sua perspicacia e il suo acume, è vero, conobbi il lastrico ma non me ne dolsi, non lo accusai, non alzai il pianto della vittima, aveva ragione, era giusto quel che fece, difendeva la “sua” Chiesa, “Partito e Stato”! Dovrebbe essere chiaro perché per Kant non può esserci alcun Dio che provi compassione per l’uomo, che altro non avrebbe da fare che pensare a una delle tantissime sue creature, non la più eccelsa e splendente tra i tantissimi astri del firmamento, un Dio che lacrimi per lui, che rientri nelle categorie umane, nell’Umanismo, nello “umano, troppo umano”, non quel Fanciullo eterno, innocente e inconsapevole, che gioca con gli astri e con gli uomini. La terribile Forza che muove e guida il Cosmo, dall’Eternità per l’Eternità, quell’ “amor che move il sol e l’altre stelle” nulla ha a che vedere con una sola misera particella, che non sia quel Chi, ignoto inconoscibile, che ha a che vedere con tutte le parti di cui si compone il Cosmo, che è la Totalità di tutte le sue forze, compresa la nostra! Dobbiamo solo onorarlo e ringraziarlo, erchè si avvale anche di noi! L’Umanismo ha portato a dimissioni coerenti il Papa, l’ultimo Papa teologo, che possa esserci altro tipo di Papa, penso sia cosa impossibile! Umiliante è, oggi, la situazione della Chiesa, a mio vedere! V’è dunque nell’Evo Moderno, breve, in verità, assai breve, un pensiero, antico, che resiste, che nulla ha a che vedere con Progresso e tecnologia, con Conoscenza e Crescita del logos scientifico, ampiamente previste, peraltro dall’Antico (Eraclito, citare il luogo), l’uomo riesce a sopportare la Vita, a raggiungere il gustarla e farsela piacere, combattendo ogni accidia, solo se abita la terra poeticamente, direbbe Holderlin, solo se si fa guidare dal Grande Gusto, da una capacità, cioè, di cogliere la Bellezza e il Sublime. Di ciò è capace solo il Poeta nell’uomo! Questo è Kant, con lui tanti altri, dai Poeti-Filosofi, ai Musici, alle Belle arti figurative e dello Spettacolo che tutte le arti miscela come voleva il Teatro antico nel tentativo di imitare lo Spettacolo naturale. Son cose che ci sono state, che bisogna separare, per non confonderle, dalle aride, cerebrali, astrattezze moderne, la Letteratura assoluta, la Musica assoluta, l’Arte per l’Arte, queste forme dell’inaffettività e dell’indifferenza dell’artista verso la Vita reale e concreta, per un intimismo che si isola e si piange addosso. L’Arte non recita come pretende l’artista, l’Arte è dell’Attore, di chi guida l’uomo col grande Pensiero, nelle sue più diverse forme. Il Politico o è questo o non è, un concerto di forme espressive che creano le “forme di vita” nelle quali inserire l’uomo! Il resto è solo lavoro servile, impiegatizio, nulla a che vedere con l’autentica Libertà! Noi chiamiamo libertà quella sindacale, di sciopero, di protesta, di rivendicazione, che tutto possono essere tranne che Libertà, sono Diritti non Libertà, la Libertà crea non protesta, non rivendica! A Kant fu imposto dalla censura prussiana, non è difficile comprendere il perché, di disinteressarsi del tema Dio, egli, però, che in Prussia era nato e cresciuto, era un cervello fine, scrisse in maniera inaccessibile alla “plebe colta”, la quale, a sua volta, si prese la briga di ridurlo a pensatore “moderno”, precursore dell’Idealismo assoluto tedesco! La “plebe colta”, il mercante della Cultura, lo ha imprigionato, imbalsamandolo, in una griglia interpretativa che lo fa, nella logica ferrea, processuale, del Progresso storico, un signor K. del Processo di Kafka! In questo “processo” si è condannati apriori, non lo si è ancora capito? L’apriori kantiano è quello che ispira il Processo di Kafka, ma anche Schopenauer, che, addirittura, lo usa per fondare, con una pessima, superficiale interpretazione, il suo “pessimismo cosmico”, il che ingannò Nietzsche che combattè questa versione, schopenaueriana, moralista, di Kant. Se Kant avesse esaurito l’uomo nella Ragion pura e nell’Imperativo categorico, Nietzsche avrebbe colto, in parte, il punto, ma Kant è colui che scrive dei limiti della Ragione, pura e pratica, come si è visto! Non mancano in Nietzsche, però, come si è visto, segnali di un diverso avviso sulla questione! Nietzsche, tuttavia, introduce nell’Evo moderno qualcosa del tutto originale, rispetto allo stesso Kant, meglio: porta Kant alle sue ineludibili conseguenze e trasforma in programma politico tutto ciò, programma, però, che può prendere consistenza e credibilità solo sulla base della sua dottrina, sua, solo sua, dell’Eterno ritorno, della Volontà di Potenza e della Transvalutazione di tutti i valori, una triade che o si tiene insieme o non si tiene! Dovere, volere, essere, sono, nell’ordine, le tre metamorfosi dell’uomo che obbedisce al divino che è in lui quando egli interpreta e coglie i segni del Fato, del Destino, della Necessità, modi di dire il Dovere. La Libertà coincide, dunque, anche per Nietzsche con la Necessità, è questa che imprime nell’uomo la volontà dell’obbedire ed eseguire ciò che il Fato pretende che sia. L’essere quel che il Fato e la Volontà libera ordinano, in tutto e per tutto, totalmente transformato, asceso al divino, è, per Nietsche, l’uomo che accede al Sovraumano, il creatore. Colui che “poeticamente” abita il Cosmo. Il Sovraumano è quell’uomo che ha fatto dell’uomo, di se stesso, un Ponte, dal ferino al divino, è un esecutore di un comando superiore cui si deve obbedire. C’è molto Kant, in ciò, molto antico, che il Pensiero più alto di Nietzsche, l’Eterno Ritorno, ricostruisce in tutti i suoi passaggi più essenziali, con conseguenze delle quali non si intuisce ancora l’aspetto catastrofico, togliendo a questa parola il senso del lugubre che le si attribuisce oggi. Catastrofe è Rivolgimento, non altro! “Catastrofe” sta per quella Transvalutazione di tutti i valori, quel rivolgimento di tutti i valori che impone che ritornino in alto quelli che in alto devono stare, i sommi valori dell’antico, e in basso, subordinati ad essi, quelli moderni. E’, in termini simbolici, la subordinazione della Terra al Cielo! Non è, il ritorno all’Antico, come vien di pensare all’uomo moderno, un rinunciare ai frutti del progresso che l’uomo ha prodotto, con le scienze e la tecnologia, non è un rinunciare alle comodità raggiunte, alla protezione da alcuni pericoli che pur si è acquisita, alla maggior sicurezza acquisita, ciò è argomento che si può contrapporre al tradizionalista, all’oscurantista, a chi voglia tornare agli stenti di un uomo di un tempo andato, uomo grandissimo proprio perché costretto a vivere in enormi difficoltà, in maggiori situazioni di pericolo, combattendo il quale riuscì a erigere monumenti di suprema grandezza e bellezza, di suprema virtù e coraggio, con “forme di Vita” altissime, Civiltà per molti versi insuperabili. No, non è, questa polemica col Moderno, banalità di un volgare, stanco, sciatto, nostalgismo, ciò che Nietzsche propone è altro, ben altro! Non è che la cosa manchi di chiarezza, per chi, però, la chiarezza cerchi, non per il sofista che cerca di imbrogliare e intorbidire le acque. L’uomo che si impossessi di questa dottrina non è un uomo violento, che esibisce i muscoli, iracondo, come vuol fare intendere chi nulla ha compreso della “volontà di potenza”, ma “uomo mite”, il più mite che possa esserci, non sospettoso, non accusatore, non vendicativo, al di là del bene e del male, quel bene e male che autorizza a “scagliare la prima pietra”! Eccolo, brevemente, il programma di Nietzsche: “Non dobbiamo far nuovo per noi l’antico e in esso sistemare noi? Non dobbiamo poter infondere la nostra anima in questo corpo senza vita? Ché ormai esso è morto: quanto è brutta ogni cosa morta!”. Altro che negazione del “progresso moderno”, qui si dà ad esso un potere di Resurrezione dell’Antico! Non è che Nietzsche dica che le rovine dei Templi greci, ad esempio, siano brutte, come si potrebbe credere, con lettura sbrigativa e superficiale, no, dice altro: che brutta è una “cosa morta”, ma se noi, i moderni, trasfondiamo in lei la nostra anima, la nostra vita, con le nostre meravigliose, formidabili, scoperte scientifiche, non i nostri mirabolanti ritrovati tecnici, se la rianimiamo e la offriamo, rianimata, non come “bene culturale”, agli occhi ciechi e ai cuori aridi dell’uomo moderno, se da esse facciamo uscire le forme di vita che rappresentavano ed esaltavano, facendole nostre, non passeremmo dalla “plebe colta” alla Grande Cultura? A quella cura alta dell’essere umano che più non ci riesce, al ritorno di un aristos, del migliore, del nobile, al potere, e non di una burocrazia impiegatizia,  qual  è il politico oggi, che fa dei resti dell’antico un “bene culturale”, una questione di affari di Stato, non un Bene spirituale che arricchisca corpo e mente dei nostri giovani? Abbiamo ridotto le meraviglie antiche, le sue bellezze, a merce e ci meravigliamo che esse si consumino, logorino e crollino come una merce, come un usa e getta! In questa speranza, quella di Nietzsche, mi crogiolo anch’io, in essa credo e ritrovo la Fede che, un giorno, si realizzerà con le tante piccole ragioni, perché la Ragione, se non è preceduta dalla Fede e dalla Speranza, aspetterà invano l’uomo, egli non la raggiungerà mai! Essa viene raggiunta, non è Dio, non può tutto, ma, quando la si raggiunge, ti possiede non la possiedi! Molto ha danneggiato la frase di Aristotele: “L’uomo è quell’animale che possiede il logos, la ragione”, non è vero, è il logos che possiede noi! Ma questa è solo la trauzione dei professori, il logos non è la Ragione, l’echon non è il possedere! Dovremo interessarci molto della cosa del Libro che così ho introdotto! E’ da molto tempo, ormai, che mi sono dato come meta politica quella che indica Nietzsche, questo è il mio programma politico, per esso scrivo questo mio terzo libro che chiude la triade!