Napoli: Giustizia lenta, malavita super veloce

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di ieri, martedì 1° febbraio, all’interno della rubrica “Spigolature”.

di Ermanno Corsi

Povera e nuda vai, Filosofia. Così scriveva Petrarca nel quattordicesimo secolo. Ai tempi nostri, qui a Napoli, ancora più “povera e nuda” sembra andare invece la Giustizia. Del suo lento agire, sono costretti a dar conto ogni anno i vertici del Tribunale. Dati inquietanti. La sconvolgente “famiglia” dei reati aumenta  di consistenza numerica, aggressività e ferocia. Prevenire e reprimere sono verbi coniugati con insufficiente sincronia e poco sinergicamente collegati con le diverse istituzioni preposte all’ordine pubblico e alla difesa dello Stato di diritto. Un dato fra tanti riguarda i processi penali di secondo grado: ne pendono 57 mila e si sa già che molti, ben il 32 per cento, diventerà “improcrastinabile”. Come dover prendere atto, preventivamente, che uno su tre “si schianterà contro il muro della prescrizione”.

VOLTI TESI. Sono quelli di Giuseppe De Carolis presidente della Corte d’Appello e di Luigi Riello procuratore generale della Repubblica. I due vertici nel Palazzo di piazza Cenni aprono il “nuovo” anno giudiziario con occhi lucidi di chi non ha avuto un sonno tranquillo. E come potrebbe essere altrimenti se stanno per comunicare che si esce da un anno flop: con 4 mila condannati che restano a piede libero pur con sentenze passate in giudicato, ma non ancora eseguite (mancanza di ufficiali giudiziari, carabinieri e polizia, mezzi di trasporto?). Dalle “narrazioni” fatte nel “salone dei busti” (ritraggono gli storici Maestri del Diritto e i più famosi principi del “foro penale”), emerge una ”bruciante” verità: il crimine avanza, la sicurezza arretra (per tutt’e due vale l’avverbio velocemente…). Qualche ora dopo, a Napoli per l’allarme dell’ordine pubblico, sarà Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, a rilevare che nell’area napoletana i reati sono cresciuti più che nel resto d’Italia: dell’11 per cento nella Città metropolitana (92 Comuni) e del 15 nel capoluogo (da Ponticelli a Pianura, dalla fascia costiera a Scampia).

RISCHIO ASSUEFAZIONE. Nel decennio in cui è stato, a Napoli, capo della Procura, Agostino Cordova (detto “il cinghiale” per il brusco carattere), non mancava di pessimismo quanto a un’efficace lotta alla delinquenza organizzata. Denunciando che nel corpo vivo dei quartieri s’erano formati 100 clan, aggiungeva subito: noi combattiamo con spade di latta, mentre loro impugnano i Kalashnikov. Oggi il panorama delle varie forme di illegalità è popolato da almeno 120 famiglie “attive”, “egemonizzate” da 2 agguerrite organizzazioni criminali: il “cartello dell’alleanza” di Secondigliano e il clan Mazzarella che imperversa nel centro storico, fra i decumani e le strade collegate. Gran parte del “ventre molle e antico” di Napoli è stretta nella morsa del terrore che lascia spesso, per terra, lunghe scie di sangue. Per ogni arresto di boss, il vuoto viene subito colmato con “immediati ricambi”. E’ quasi una “partenogenesi” con la malavita che ormai si autoriproduce. Dopo i dieci anni i “baby criminali” si addestrano con stese, minacce e intimidazioni; a 16 sono pusher spietati, a 18 boss in “piena regola”. La situazione la rappresenta il procuratore Riello: ”Abbiamo più bande malavitose che Gip, giudici delle indagini preliminari”. Drammatica conseguenza: punito solo il 30 per cento dei reati. Come dire che viviamo in una comunità apertamente “illegalizzata” e collusa.

LA RABBIA E L‘ORGOGLIO. Il procuratore della Repubblica grida “via i don Abbondio”. Crediamo che non intenda riferirsi solo ai sacerdoti che si piegano ai boss, ma a tutti i “don Abbondio” che, dentro le istituzioni, si connotano per viltà e defezione dai propri compiti, troppo propensi a compiere atti corruttivi che “privatizzano” le risorse della collettività. A questo aspetto, ricordando straordinarie figure religiose come don Giuseppe Diana, porta la messa a punto dell’arcivescovo Battaglia. E’ in tutte le “sacche” del malcostume che occorre agire con coraggiosa determinazione.

INCONTRO NECESSARIO. Nell’ambito dei propri poteri, Giustizia e Chiesa debbono stringere una forte alleanza. Obiettivo una Giustizia più veloce e giusta, una Fede che risvegli nei cittadini la piena osservanza dei diritti e dei doveri.