Sostegni, studi come imprese. Dall’Ue via al Piano d’azione

58

CON L’ADOZIONE DEL Piano d’azione per le libere professioni, Bruxelles avvia una vera e propria CON L’ADOZIONE DEL Piano d’azione per le libere professioni, Bruxelles avvia una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro, equiparando agli imprenditori gli architetti, gli avvocati e gli ingegneri. Il provvedimento europeo, infatti, ha l’effetto immediato di aprire l’accesso ai fondi Ue alla categoria, finora esclusa in particolar modo in Italia. L’equiparazione dei liberi professionisti agli imprenditori, con l’acquisizione di pari diritti in materia di strumenti di sostegno comunitario, è infatti uno dei capisaldi del nuovo sistema messo in piedi dalla Commissione europea. Un’operazione, questa, giudicata “estremamente importante” dalle diverse associazioni, in particolare Adepp, Cup e Confprofessioni, che hanno lavorato insieme a Bruxelles per raggiungere il risultato. Il settore valeva a livello europeo 560 miliardi di euro nel 2010, per 3,7 milioni di realtà di liberi professionisti con 11 milioni di occupati. In Italia sono oltre 2 milioni gli iscritti agli ordini che producono reddito. “Per la prima volta i liberi professionisti diventano veri e propri imprenditori e come tali – assicura Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea – avranno la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti finanziari comunitari che hanno gli imprenditori”. “Più che equiparare i professionisti agli imprenditori – sottolinea Maurizio De Tilla, presidente dell’Associazione nazionale avvocati italiani e del Cup Napoli – preferirei dire che questi provvedimenti, previsti per le imprese, vengono ora estesi ai professionisti. È infatti, una cosa ben diversa: noi svolgiamo una professione intelettuale, non abbiamo i rischi dell’impresa”. Per De Tilla, tuttavia, si tratta di un risultato importante per i professionisti, che potranno cogliere le opportunità offerte da strumenti strumenti quali Horizon 2020: “abbiamo già preso contatto con il presidente della Regione Stefano Caldoro – aggiumge il presidente del Cup Napoli – per mettere a punto modalità e criteri di trasparenza per la gestione di questi contributi”. Solo in Italia la crisi provoca una perdita di valore, a seconda dei settori, tra il 15 e il 60 per cento. “Senza il Piano Ue – afferma Marina Calderone, presidente del Cup – c’era il rischio di perdere il 30 per cento degli iscritti”. Ora i liberi professionisti “non possono, ma devono”, avverte Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, beneficiare dei finanziamenti Ue. A disposizione ci sono sia i fondi strutturali che i programmi per le Pmi 2014-2020, Cosme e Horizon 2020, dotati rispettivamente di 2,4 e 80 miliardi di euro. “È quindi essenziale – aggiunge Camporese – il rapporto con le Regioni per la generazione di bandi ben scritti che includano le necessità dei liberi professionisti quali microcredito, start up, formazione, copertura eventi imprevisti”. Servono poi una buona comunicazione e semplicità d’accesso ai bandi. Il Piano d’azione Ue, che prevede misure proprio in questi ambiti oltre a favorire l’internazionalizzazione e la costituzione di piattaforme con università e imprese, va poi in aiuto ai giovani, facilitando l’avvio di start up e rendendo possibile la partecipazione all’Erasmus per imprenditori. Resta, però, da affrontare la questione dell’imposizione fiscale, che l’Adepp chiede diventi omogenea a livello Ue, altrimenti i professionisti italiani, i più ‘tartassati’, si troveranno sempre in svantaggio competitivo rispetto ai colleghi europei. Il Gruppo di lavoro Ue sulle libere professioni, che è stato ora reso permanente, ha ancora lavoro davanti a sé.