Italiani in Europa: visioni e comportamenti di un gruppo di giovani migranti

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di Liliana Baculo, Francesca De Felice e Brunella Rallo

Lo studio inedito di che qui mettiamo a disposizione dei nostri lettori nella versione integrale, è firmato da tre ricercatrici e docenti d’eccellenza: Liliana Baculo, economista; Francesca De Felice, socioeconomista; e Brunella Rallo, sociologa, presidente Makran (associazione no profit dedicata allo studio dell’emigrazione giovanile italiana e ai suoi impatti sulle dinamiche familiari e sociali), con la collaborazione di Sabina Izzo. Esso ha per oggetto il fenomeno migratorio intra-europeo e, in particolare, quello dei giovani italiani e, soprattutto, delle rilevanti implicazioni sotto il profilo sociologico, culturale e politico. “Tra il 2008 e il 2017 – è scritto nella ricerca – oltre 730 mila cittadini italiani hanno lasciato l’Italia con quote annuali passate dai 40 mila nel 2008 ai 114 mila nel 2017. In particolare, solo nel 2017 «più della metà dei cittadini italiani che si trasferisce all’estero (52,6%) è in possesso di un titolo di studio medioalto: si tratta di circa 33 mila diplomati e 28 mila laureati. In confronto con l’anno precedente, il numero di diplomati emigrati è sostanzialmente stabile mentre quello dei laureati mostra un lieve aumento (+3,9%). Tuttavia, l’aumento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto al 2013 gli emigrati diplomati aumentano del 32,9% e i laureati del 41,8%». Quanto alle loro destinazioni è stato rilevato che, a livello continentale, l’Europa accoglie il più alto numero di cittadini italiani pari al 54,1% e, in particolare, l’Ue a 15 ne accoglie il 40,3%… Come confermato anche dalla nostra ricerca rispetto alle migrazioni del passato è cambiato soprattutto il ventaglio motivazionale dell’emigrazione, con la conseguenza che la ricerca del lavoro non costituisce più il fattore principale: l’aspettativa di una migliore qualità della vita, l’amore, la formazione sono motivi altrettanto diffusi tra i migranti contemporanei. Maddalena Tirabassi e Alvise Dal Prà argomentano, infatti, che le nuove forme di migrazione sono rese possibili «da una serie di processi che avvicinano i paesi d’immigrazione e favoriscono la mobilità: voli di linea cosiddetti low cost, treni ad alta velocità, internet. Il web facilita la creazione di reti professionali e permette di trovare lavoro a distanza, agevola la ricerca di un’abitazione e consente anche di fare nuove conoscenze nel paese di destinazione. Nel contempo, grazie all’ausilio di strumenti che permettono telefonate gratuite, lettura di quotidiani a distanza e così via, si mantengono saldi anche i legami con il paese d’origine”8. Rispetto alle passate migrazioni, si nota un aumento dell’istruzione, una maggiore individualità e una conseguente riduzione della catena migratoria, un aumento della componente femminile indipendente, una diminuzione delle rimesse e, anzi, un sostegno economico da parte delle famiglie ai figli migranti”.
“L’indagine condotta in questo studio – precisano le tre ricercatrici – è rivolta a cittadini italiani residenti all’estero, ma che mantengono forti legami affettivi e una consuetudine di frequenti ritorni temporanei in Italia. Ci siamo avvalsi di una tecnica specifica della ricerca sociale, quella dell’analisi qualitativa, che attraverso uno schema di intervista semi-strutturato, vale a dire composto da domande con modalità di risposta sia chiusa che aperta, consente di andare in profondità su un numero ristretto di casi. Tale metodo, inoltre, tanto nella fase di rilevazione quanto nella fase di analisi, riconosce all’intervistato, pur considerato al contempo oggetto di condizioni strutturali e di processi sociali, il ruolo di soggetto portatore di significati e strategie e le cui risposte consentono di meglio formulare un quadro di riferimento da utilizzare anche per future indagini campionarie”.

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