Vendere in Giappone, che cosa bisogna sapere

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A cura di Alfonso Vitiello Il Giappone offre notevoli opportunità di inserimento. In particolare, negli ultimi anni, c’è interesse per le imprese del Made in Italy, che si sono notevolmente distinte sul A cura di Alfonso Vitiello Il Giappone offre notevoli opportunità di inserimento. In particolare, negli ultimi anni, c’è interesse per le imprese del Made in Italy, che si sono notevolmente distinte sul mercato interno con prodotti originali e particolari. Molta attenzione riscuote in particolare il Made in Italy artigianato, e in questo segmento di mercato i campani hanno prodotti assai competitivi da presentare: dai coralli e i cammei artistici di Torre del Greco alle ceramiche di Vietri, dall’intarsio di Sorrento alle sete di San Leucio. Sì, proprio le sete di San Leucio; sembra un paradosso, ma in un paese come il Giappone, principale produttore di sete nel mondo, si potrebbero creare ottime joint venture con aziende locali. Non dimentichiamo che in costiera sorrentina abbiamo avuto i primi insediamenti per la coltivazione di bachi da seta e che essi riscossero enorme interesse proprio da parte dei produttori giapponesi. Molte sono le aziende del Made in Campania già presenti sul territorio nipponico, ma anche per le altre esistono interessanti motivi di penetrazione, e la possibilità di aumentare i propri fatturati. Tra gli effetti positivi per un’azienda che opera in Giappone c’è l’aumento della qualità con certificazioni appropriate, e la possivbilità di ritorni di investimento sono molto maggiori rispetto a quanto pianificato. Una volta entrato nel mercato, l’azienda deve scegliere il canale di vendita: si va dai dpt stores a quelli tipici e tradizionali, a Takashimaya, all’elegante Wako, a Mitsukoshi – Isetan, frutto di una joint venture che tiene insieme la cultura e il classicismo di Mitsukoshi con le nuove tecniche di vendita di Isetan. Ma ottime performance stanno avendo anche le vendite televisive da home shopping alla famosa Qvc americana. In ogni caso risulta sempre valido l’affidarsi ad un partner o farsi introdurre da interlocutori amici giapponesi quale figura garante in qualità di stima e importanza decisionale per l’ottimo prosieguo negli affari. Buone sono le possibilità di stabilire joint venture con partner locali: molte aziende si sono avvalse di questo tipo di penetrazione viste le tante difficoltà nell’approach del popolo giapponese nei riguardi di stranieri. Entrare da soli si può ma con investimenti notevoli, e ovviamente le difficoltà aumentano. Il Giappone resta tra i paesi più costosi al mondo per la conoscenza della lingua, per il reperimento di personale di madre lingua italiana: fattori determinanti per entrare nel mercato più particolare del mondo, il Giappone.